Anche questa volta, la pandemia ha dettato le regole del gioco per il futuro di quello che tutt’ora, risulta l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano nato nelle strutture zoologiche del mondo e che è già candidato a tornare a popolare i cieli dell’Asia: la necessità di contenere i costi e la riduzione del personale al lavoro, hanno tenuto l’incubatrice chiusa negli armadi dell’ambulatorio veterinario e spinto lo staff lasciare un uovo così prezioso alle cure totali di mamma e papà. E i due, hanno dato il meglio anche quest’anno: il primo di aprile è nato Kanha che, dal primo fiorellino sull’uovo ad oggi, cresce allevato autonomamente dai genitori. Il Parco Natura Viva di Bussolengo è ancora l’unica struttura al mondo a riprodurre una specie “criticamente minacciata” di estinzione che ha registrato un tracollo del 90% dei propri esemplari negli ultimi 10 anni e Khana, a soli 22 giorni di vita, è già sotto l’occhio vigile dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
“Per tutti i nostri avvoltoi reali indiani – spiega Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva – è in corso un progetto di mappatura genetica che stiamo svolgendo in collaborazione il team del prof. Mauro Delogu dell’Università di Bologna e l’ISPRA. L’obiettivo è verificare la diversità genetica e decidere quali, tra i 13 esemplari che ormai ospitiamo, siano gli individui da poter riportare in natura”. Dall’India al Vietnam passando per la Tailandia infatti, questa specie necessaria per ripulire gli ecosistemi da carcasse e potenziali malattie, ha subito un crollo repentino senza precedenti: tra gli imputati principali c’è il diclofenac, un banale antinfiammatorio altamente tossico per gli avvoltoi, con il quale era trattato il bestiame d’allevamento di cui si nutrivano, responsabile dell’ecatombe di intere popolazioni di questa specie. Da centinaia di migliaia di esemplari pochi decenni fa, sono meno di novemila gli individui a volare liberi oggi in Asia, non esenti dalle minacce dovute alla scarsità di ungulati, alla sottrazione dell’habitat da parte dell’agricoltura intensiva e alla persecuzione diretta.
Il piccolo Kanha, il cui nome è un omaggio ad un’area protetta indiana riconosciuto da Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico e CEO del Parco Natura Viva, viene accudito da mamma e papà intenti a portargli il cibo, tenere il nido pulito e a scaldarlo molto, poichè non è ancora in grado di termoregolarsi. Spiega Chris Bowden, membro dello IUCN Vulture Specialist Group: “Riprodurre una popolazione in ambiente controllato è fondamentale per garantire la sopravvivenza della specie. Questo inoltre, è l’unico programma al mondo di riproduzione per questa specie criticamente minacciata in natura, che conta la presenza di pochissimi individui nel proprio habitat e ancora meno nei giardini zoologici o centri di recupero nel mondo”. Si tratta dunque di un successo mondiale targato Italia.