Ecco la lettera che il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha inviato ieri al Corriere del Mezzogiorno:
Caro direttore,
non credo esista il conflitto «fra le istituzioni» sulla Terra dei fuochi. Contrapporre le dichiarazioni del Capo dello Stato, che sottolinea il degrado ambientale di un’area stuprata dalle ecomafie, con le mie, quando affrmo che i prodotti che vengono dalle zone non contaminate sono sani, mi sembra
un esercizio retorico forzato e controproducente.
Non abbiamo mai negato il problema a partire proprio da quello dei roghi, denunciato con passione e dolore da don Parricidio. Nella cosiddetta Terra dei fuochi, che io vorrei davvero non fosse più tale ma tornasse a essere Campania felix, il governo è impegnato in un monitoraggio ambientale senza precedenti su un territorio vastissimo, sfa programmando ricerche serissime, sta destinando risorse cospicue proprio perche’ esiste la consapevolezza di essere dì fronte a un disastro ambientale.
Accusare di «riduzionismo il govero, che sta affrontando seriamente il problema, è critica legìttima, come tutte le critiche, ma non aiuta né la verità, né la bonifica della Tetra dei fuochi. Mi chiedo sinceramente quale dovrebbe essere il «giusto» approccio, non «riduzionista» ai problema. Vietare l’agricoltura in tutta la Campania a prescindere dai risultati delle analisi dei terreni? Invitare i negozianti ad appendere cartelli come quello visto a San Remo in cui si assicurava che i prodotti non venivano dalla terra dei fuochi?
lo credo che sia compito e responsabilità del governo circoscrivere il disastro ambientale e risanare le aree contaminare, ma anche evirare un disastro sociale ed economico innescato dalla paura e dalla demagogia, in una terra che ha nell’agroalimentare d’eccellenza uno dei suoi punti di forza in un panorama occupazionale di grande difficoltà. Abbiamo il dovere di individuare, come abbiamo fatto e faremo, le aree inquinate, interdirne la coltivazione e predisporre la bonifica, abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare la parte sana della Campania e della sua economia.
Questo per noi non è «riduzionismo», bensì senso di responsabilità e rispetto per la Campania e per i suoi abitanti.