Una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare, se solo ci fosse stato un medico disponibile. Questo è quanto è accaduto a San Giovanni in Fiore, un piccolo centro montano calabrese, dove Serafino Congi, 48 anni, ha perso la vita mentre era in vacanza con la moglie e le figlie di 7 e 10 anni.

Un solo medico disponibile

Dei sei medici previsti nell’organico del centro sanitario locale, solo uno era presente e impegnato in un’altra emergenza. Senza altri medici disponibili, senza ambulanza e senza elisoccorso, l’uomo è rimasto privo di assistenza adeguata per oltre tre ore.

L’attesa interminabile

La moglie Caterina ricostruisce i fatti con dolore: «Dopo pranzo Serafino si è sentito male. Aveva difficoltà a respirare e ha insistito per andare al pronto soccorso di San Giovanni in Fiore. Nonostante i sintomi evidenti, gli hanno assegnato un codice giallo. Solo due ore dopo ci hanno detto che aveva un infarto in corso, ma l’ambulanza non poteva partire perché mancava un medico a bordo. Quando finalmente è arrivata un’ambulanza da Cosenza, erano ormai le 18.15, troppo tardi. Serafino è morto alle 18.50 sulla lettiga dell’ambulanza».

Un dolore che cerca giustizia

«Ora voglio solo sapere perché un comune montano, difficile da raggiungere, debba essere lasciato senza medici», aggiunge la moglie, chiedendo che venga fatta piena luce su questa morte che considera assurda.

Interrogazione parlamentare

La vicenda ha suscitato scalpore e indignazione, tanto da approdare in Parlamento grazie a un’interrogazione del Movimento 5 Stelle. «È gravissima e inaccettabile la morte di un 48enne per arresto cardiaco dopo oltre tre ore di attesa nel pronto soccorso di San Giovanni in Fiore», hanno dichiarato Pasquale Tridico, capo della delegazione parlamentare M5S al Parlamento europeo, e i parlamentari nazionali Vittoria Baldino, Anna Laura Orrico, Elisa Scutellà e Riccardo Tucci, insieme al consigliere regionale Davide Tavernise e agli amministratori locali pentastellati.

Un sistema sanitario al collasso

«Questa vicenda dimostra che la sanità delle aree montane calabresi è diventata una sorta di lotteria. La sopravvivenza delle persone non dovrebbe dipendere dal luogo in cui vivono. È disumano e contrario ai principi della Costituzione, che garantisce il diritto fondamentale alla salute», concludono i rappresentanti del M5S, chiedendo un intervento urgente per evitare che tragedie simili possano ripetersi.