II governo non cambia linea e prova a dare messaggi tranquillizzanti sulla tenuta dei conti pubblici. La patrimoniale «è assolutamente esclusa» dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte. «Non ci sarà la manovra bis né la patrimoniale» aggiunge il vicepremier Matteo Salvini. «I nostri obiettivi di crescita e sviluppo economico ci consentono di evitare una manovra bis» ribadisce l’altro vicepremier Luigi Di Maio. A due giorni dalla pubblicazione del Country Report da parte di Bruxelles e dopo lo scampato pericolo del declassamento di Fitch della settimana scorsa, l’esecutivo fa quadrato a difesa della sua politica economica. Salvini interviene con maggiore determinazione: «Non chiedetelo tutti i giorni: né manovra bis, né patrimoniale». Nega l’intervento correttivo sui conti anche Di Maio che aggiunge tuttavia con cautela come esista già una «riserva di 2 miliardi» (il cuscinetto di tagli alla spesa dei ministeri concordato con Bruxelles) e dunque esclude la necessità di una patrimoniale e di un eventuale aumento dell’Iva. Il giudizio di Bruxelles di questa settimana tuttavia potrà rimescolare le carte di una partita che si concluderà solo dopo il test di luglio, previsto dalle intese con la Commissione e europea e recepito nella legge di Bilancio. Del resto gli analisti sono concordi nel ritenere necessaria, ad oggi, una manovra di 4-5 miliardi dovuta al calo del Pil e all’effetto sul deficit strutturale della minor crescita potenziale dovuta a investimenti, quota 100 e reddito di cittadinanza. Resta da vedere come reperire le risorse: entro il 10 aprile, con la presentazione del nuovo Documento di economia e finanza (Def), bisognerà comunque fare scelte di massima ed indicarle nel testo programmatico. Intanto l’opposizione incalza: «Continuare a mentire sui conti pubblici — dice Francesco Boccia — fa male al Paese perché lo rende sempre meno credibile».