“GIUSTI I DIBATTITI ma oggi teniamoli fuori, evitiamo la dodicesima coltellata”. Come a chiedere pietas è il comandante dell’Arma dei Carabinieri il generale Giovanni Nistri durante il funerale del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, il militare ucciso a Roma con 11 coltellate. La funzione si è svolta a Somma Vesuviana in provincia di Napoli nella chiesa di Santa Croce dove un mese e mezzo fa Mario aveva sposato la fidanzata Rosa Maria.
Sulla bara, l’immagine del matrimonio, la maglia del Napoli di Insigne, la bandiera italiana e il copricapo da carabiniere. La celebrazione è stata officiata dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia monsignor Santo Marcianò. “Mario è morto per tutelare i diritti di tutti, anche di una persona arrestata: insieme con lui chiediamo rispetto per tutti gli altri carabinieri che fanno il suo stesso lavoro –ha proseguito il generale Nistri– rispetto e riconoscenza”. Nell’omelia il rimando all’immagine di Gabriel Natale-Hjort, arrestato per l’assassinio del militare e ritratto nell’immagine in cui è bendato e ammanettato, diventata oggetto di un’indagine sfociata incaso politico. “La fede non esime ma obbliga alla denuncia di ciò che è ingiusto, in un coro di tante voci che chiedono che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più” sono statele parole dal pulpito del celebrante
parlando del carabiniere come di chi “incarnava a perfezione la missione dell’arma: capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pastie alla dignità dei criminali arrestati. Ha servito persino la vita dei criminali –ha sottolineato Marcianò –anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani”.