Giovedì 13 febbraio la direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato, su richiesta del segretario Matteo Renzi, un documento in cui si ringrazia Enrico Letta per il lavoro svolto in questi dieci mesi da presidente del Consiglio e si chiede “una fase nuova con un esecutivo nuovo”. La votazione è arrivata dopo giorni di polemiche e di un confronto molto teso tra Renzi e Letta, con quest’ultimo che dopo alcune resistenze iniziali ha annunciato di volersi dimettere in modo da avviare la richiesta “fase nuova”. Nelle prossime ore ripartiranno quindi i meccanismi istituzionali per le dimissioni e la formazione di un nuovo governo, cui si è fatto un intenso ricorso negli ultimi tre anni.
Ultimo Consiglio dei ministri
In mattinata, probabilmente intorno alle 10:30, si terrà a palazzo Chigi l’ultimo Consiglio dei ministri del governo Letta. L’incontro servirà per chiudere eventuali affari pendenti urgenti e per comunicare formalmente ai componenti del governo l’intenzione del presidente del Consiglio di dimettersi.
Dimissioni
Terminato il Consiglio dei ministri, Enrico Letta si sposterà da palazzo Chigi al Quirinale, la sede della presidenza della Repubblica, forse prima dell’ora di pranzo intorno alle 12. Letta formalizzerà le proprie dimissioni davanti al presidente Giorgio Napolitano, illustrandogli le motivazioni che lo hanno portato a lasciare. In quel momento sarà formalmente aperta la crisi di governo vera e propria, che segna il passaggio della gestione della vicenda nelle mani di Napolitano.
Niente verifica
È molto probabile che il presidente della Repubblica accetti immediatamente le dimissioni di Letta, senza richiede un passaggio parlamentare come (polemicamente) hanno richiesto alcuni esponenti dell’opposizione. Con il voto in direzione nazionale, il PD ha fatto chiaramente intendere di non essere più disposto a sostenere il governo Letta. Rimandare il presidente del Consiglio dimissionario alle Camere per una verifica di maggioranza sarebbe un passaggio superfluo, che allungherebbe inutilmente i tempi.
Nel novembre del 2011 il governo Berlusconi si concluse senza una verifica della maggioranza in Parlamento: divenne evidente che non aveva più i numeri durante l’approvazione del Rendiconto generale dello stato 2010. Nel 2013 la fine del governo Monti fu sancita dalla constatazione del ritiro dalla maggioranza del Popolo della Libertà, senza che fosse necessario un voto parlamentare di verifica.
Consultazioni
In assenza di un passaggio parlamentare per certificare ulteriormente la fine del governo Letta, i tempi per la creazione del nuovo governo potrebbero essere rapidi. Accettate le dimissioni, Napolitano avvierà le tradizionali consultazioni ricevendo al Quirinale le delegazioni dei partiti che sono rappresentati in Parlamento. Il passaggio serve per capire la disponibilità dei singoli partiti a formare un nuovo governo, di che orientamento e con quale persona alla sua guida.
Incarico
Salvo sorprese, e considerato che senza il PD non si può creare una maggioranza stabile alla Camera, Napolitano conferirà l’incarico di formare il governo a Matteo Renzi. Al presidente del Consiglio incaricato sarà poi concesso del tempo per fare proprie consultazioni e preparare una lista dei ministri, che dovrà essere poi sottoposta al presidente Napolitano.
Giuramento
Il presidente del Consiglio e i suoi ministri giureranno sulla Costituzione alla presenza del presidente della Repubblica, atto formale importante per l’insediamento del nuovo governo.
Fiducia
Terminata la fase che vede impegnato più direttamente il Quirinale, il governo fresco di giuramento si presenterà alla Camera e al Senato. Il presidente del Consiglio esporrà il proprio discorso programmatico e a quel punto i partiti che lo sostengono gli voteranno la fiducia.
Maggioranza di governo
Presentando il documento votato giovedì dalla direzione nazionale del PD, Matteo Renzi ha fatto esplicitamente riferimento alla maggioranza che ha sostenuto il governo Letta come punto di partenza per la sua “fase nuova con un esecutivo nuovo”. Nel nuovo governo dovrebbero essere quindi coinvolti, oltre al PD, Nuovo Centrodestra, Per l’Italia e Scelta Civica. Diversi altri partiti più piccoli sostenevano il governo Letta con un appoggio esterno: PSI, SVP, PATT, UpT, USEI, MAIE, UV e CD. Si è parlato per il probabile governo Renzi di un coinvolgimento di Sinistra Ecologia e Libertà, fino a ora all’opposizione, ma SEL stessa ha detto di non essere disponibile se nella maggioranza ci sarà NCD, che a sua volta ha detto di volere fare parte solo di una maggioranza che escluda SEL. NCD ha numeri maggiori rispetto a SEL, soprattutto al Senato, e sarà quindi indispensabile per il nuovo governo.
Matteo Renzi
Se sarà nominato e confermato presidente del Consiglio, Matteo Renzi dovrà decidere tempi e modi per le proprie dimissioni da sindaco di Firenze. Le leggi prevedono che in caso di dimissioni la fase di transizione verso le nuove elezioni spetti al vicesindaco, in questo caso Stefania Saccardi. A Firenze si voterà il prossimo 25 maggio nella nuova tornata di amministrative, ma non è ancora chiaro se il PD terrà le primarie per trovare il proprio nuovo candidato. Renzi sarà anche il primo segretario del PD a essere contemporaneamente presidente del Consiglio. Lo statuto del partito non vieta questa condizione, quindi non è detto che Renzi debba rinunciarvi.
Tempi
I tempi per la gestione della crisi di governo saranno dettati come sempre dal presidente della Repubblica, che sceglierà il calendario per le consultazioni e quello per le nuove nomine. Secondo diversi osservatori, Napolitano potrebbe esaurire le consultazioni già nel fine settimana, considerato che non sono previsti particolari cambiamenti nella maggioranza di governo. Per sentire tutti i partiti potrebbero essere necessari un paio di giorni, quindi entro domenica sera è possibile siano chiuse le consultazioni. In questo modo Napolitano potrebbe dare l’incarico a Renzi al più tardi lunedì 17 febbraio, riducendo al minimo la pausa tra la fine del governo Letta e l’inizio di quello nuovo. Le previsioni più ottimiste parlano di un giuramento dei ministri entro metà settimana e di un passaggio parlamentare per la fiducia nei giorni seguenti.