“Ma finiamola: Craxi e’ stato vittima di se stesso, avendo scelto di farsi corrompere pure lui come migliaia di altri indagati delle inchieste di Mani Pulite. C’e’ chi, in altri partiti, ha avuto piu’ avvisi di garanzia di lui. Vittima? Ma ci sono le sentenze, le confessioni, i conti all’estero, i miliardi di lire spariti”. Si sfoga, Antonio Di Pietro in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, frastornato e un po’ deluso, anche per alcuni episodi che gli sono capitati come un signore che sul treno Italo Napoli-Milano, lo ha apostrofato cosi’: “Lei e’ quello che ha rovinato l’Italia”.

Mentre a Roma, su un autobus, un ragazzo gli ha chiesto: “Lei e’ Antonio Di Pietro, quello di Mani Pulite?” e poi gli ha sputato addosso fuggendo alla fermata di piazza Venezia. Secondo Di Pietro “c’e’ un completo stravolgimento della realta’” perche’ ai tempi di Mani Pulite quel ragazzo non era nemmeno nato “e non e’ colpa sua se oggi e’ rimasto vittima di un’informazione pilotata e artefatta”. Quanto al signore, invece, obietta che lui non ha rovinato l’Italia, “ma ho solo cercato di curarla, di guarire la malattia della corruzione”. Poi aggiunge che “per fortuna ho trovato attorno, sul treno, molte persone che erano d’accordo con me”.
Quanto alle accuse di chi rimprovera ai magistrati che l’allora leader socialista di avere impedito che fosse curato in Italia, Di Pietro risponde cosi’: “I magistrati non hanno alcuna possibilita’ di garantire un salvacondotto giudiziario a un condannato definitivo fuggito all’estero e dunque dichiarato latitante. E’ un potere che ha, semmai, la politica, il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, non so”.

Ma di una cosa l’ex pm e’ convinto e cioe’, che se Bettino Craxi fosse tornato in Italia “nessuno gli avrebbe potuto togliere il suo diritto a essere curato in ospedale” perche’ “e’ scritto nei codici”. Mentre lui invece “chiedeva, con una sorta di ricatto allo Stato, un salvacondotto preventivo che i magistrati non potevano dare”. Poi Di Pietro conclude: “Sara’ stato un rifugiato politico per la Tunisia. Per lo Stato italiano era un condannato definitivo dichiarato latitante. Anche i terroristi rossi in Francia si dichiarano e sono considerati rifugiati politici, ma questo non toglie che per l’Italia sono e restano latitanti”.