Pubblichiamo la lettera che che il grande meridionalista Francesco Saverio Nitti scrive al suo “maestro”, Giustino Fortunato nel 1903. Si tratta di un documento importante, pieno di pathos, che ci fa capire la passione che muoveva in quegli anni gli intellettuali che avevano a cuore le sorti del Sud. E che si rendono conto, ieri come oggi, dell’assurdo divario interno di un Paese che vuole definirsi civile ma che non riesce a risolvere quella che è ancora oggi la questione meridionale. Leggerla fa venire la pelle d’oca perchè a distanza di quasi 120 anni nulla è cambiato. Anzi, per certi versi, è addirittura peggiorato…

Sono parecchi anni che la questione meridionale è l’oggetto di tutte le nostre ricerche e uno stesso spirito di redenzione della nostra terra ci anima: per diverse vie tendiamo alla stessa meta. Non senza tristezza tendiamo: perchè, fra la nostra gente sopra tutto, il linguaggio delle cose offende e il pregiudizio non è solo un errore, é una tradizione. Questo libro non contiene soltanto un programma, ma tutta una visione differente: è frutto di studio; ma é frutto anche di passione; e traverso le aride cifre voi sentirete che niuna ricerca fu fatta senza amore. Potrei dirvi quasi come Montaigne: ainsi lecteur, je suis moy mesme la matiére de mon livre, tanta ho fede nelle cose che af‌fermo e tanto in esse ho vissuto. Molte volte la mia voce fu ingrata: e l’aver cercata premurosamente, quasi tormentosamente la verità, l’averla detta sempre non fu senza dolore. Che importa?

Quando io penso a tutte le cose buone che si possano fare, a tutto il male che si è fatto; quando vedo ciò che siamo e ciò che possiamo diventare, niuno sforzo mi pare eccessivo, niuna pena grande. Durerà forse a lungo questo regno dei mediocri? Saremo forse sempre gli schiavi degli stessi errori? Oggi come ieri è tr‌istezza, ma nell’aria sono i segni della riscossa e il malcontento, precursore della rinnovazione, comincia a conquistare gli. animi.

Niuno sforzo di verità sarà in. quest’ora perduto; niuna lotta contra i vecchi sistemi sarà del tutto vana. Seminiamo quanto è passibile l’insofferenza, diffondiamo il malcontento; usciremo almeno dal presente torpore di morte. Io non so persuadermi come nello stesso regno, sotto le stesse leggi, vi devano essere la città di Milano e la città di Napoli; la provincia di Como e la Basilicata. Ho cercato invano in altri paesi civili contrasti cosi profondi: ma non sono riuscito a trovarne. E perchè devono ancora durare? Non parliamo forse la stessa lingua? Non siamo forse la stessa gente?

La verità comincia a farsi strada solo da poco: ma domani procederà rapidamente. Voi, che l’avete intesa e l’avete cercata, non potete che esultare, poi che il vostro sforzo non é stato vano. Nulla dobbiamo rimpiangere e niuna cosa passata dobbiamo desiderare: pure se l’atmosfera é ancor fosca, questi rossi bagliori non sona un tramonto di sangue, ma un’alba di rinnovazione. E noi vedremo il mattino, poi che l’abbiamo atteso can animo f‌idente.

Napoli, maggio 1903.

Il vostro

NITTI

Di Antonio Troise

Giornalista professionista, blogger, editorialista, comunicatore e un passaggio obbligato dalla carta stampata al digitale.