La storia elettorale della Sardegna lasciava prevedere una

competizione aperta a diversi esiti. La Sardegna è infatti una tra le

poche regioni rimaste a lungo stabilmente contendibili. I principali

interrogativi della vigilia riguardavano la tenuta dell’elettorato 5

Stelle, solitamente volatile nelle elezioni regionali, e la performance

individuale dei candidati a presidente. Il risultato ha premiato la

candidata espressa dal M5S ma non il suo partito. Il PD tiene, in

linea con caratteristiche già note del suo elettorato, mentre il

principale partito di governo, FDI, subisce una doppia sconfitta.

Quasi si dimezza l’ampiezza della sua base elettorale, mentre il suo

candidato alla presidenza risulta un handicap più che un asset per la

coalizione. Questa analisi risponde a uno degli interrogativi più

ricorrenti nelle discussioni sul post-voto: a cosa sia dovuto il

notevole differenziale registrato tra il voto alle liste e il voto ai

candidati (in direzioni opposte) per il centrodestra e il centrosinistra

che hanno decretato la sconfitta di Paolo Truzzu e la vittoria di

Alessandra Todde.

L’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo è sorto nel gennaio 1965, raccogliendo l’ere-

dità dell’Associazione di cultura e politica Carlo Cattaneo, costituita nel 1956 per inizia-

tiva dello stesso gruppo di giovani studiosi che nel 1951 avevano fondato la rivista il Mu-

lino e poi, nel 1954, l’omonima Società editrice. Il 15 maggio 1986, con decreto del Presi-

dente della Repubblica, ha assunto la personalità giuridica di Fondazione e l’attuale de-

nominazione.

L’Istituto svolge ricerche e analisi sulla società italiana, sulla partecipazione e l’opinione

pubblica, sulle istituzioni di governo e le policy che promuovono le libertà individuali,

uno sviluppo economico sostenibile, la coesione sociale. Il suo principale impegno con-

siste nel coniugare il rigore metodologico della migliore ricerca accademica con l’esi-

genza di fornire interpretazioni del cambiamento sociale utili ad orientarlo attraverso

scelte consapevoli di attori pubblici e privati. In tutti questi campi l’Istituto è impegnato

ad offrire analisi originali attraverso l’apporto congiunto di specialisti di diverse disci-

pline: statistici, giuristi, sociologi, scienziati politici, economisti, psicologi sociali.

Nel corso degli ultimi 40 anni, il Cattaneo ha curato oltre 100 rapporti per istituzioni

pubbliche e private ed ha pubblicato – con continuità nel corso del tempo – una media di

4 volumi di ricerca all’anno, la gran parte dei quali presso la casa editrice il Mulino. In

aggiunta, dal 1986 produce l’annuario Politica in Italia – Italian Politics, pubblicato in

duplice edizione, italiana e inglese. Dal 1987 promuove, inoltre, la pubblicazione della

rivista quadrimestrale Polis, collocata in fascia “A” dall’Agenzia nazionale di valutazione

della ricerca universitaria (Anvur) nei settori sociologico e politologico.

 

La storia elettorale della Sardegna lasciava prevedere una competizione aperta a diversi

esiti. Come si vede dal grafico 1, l’isola è infatti una tra le poche regioni rimaste a lungo

stabilmente contendibili e teatro di continue alternanze.

Avvolte nell’incertezza di un interminabile testa a testa, le elezioni del 25 febbraio hanno

alla fine decretato la vittoria della candidata di M5S e centrosinistra Alessandra Todde

(45,4%) sull’avversario di centrodestra e sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (45%), con un

distacco inferiore al mezzo punto percentuale.

La vittoria con un margine così esile è apparsa ancora più eclatante alla luce della circo-

stanza che vede le liste collegate al candidato perdente ottenere una percentuale sensi-

bilmente superiore di consensi (48,8%) rispetto a quelle collegate alla neo-presidente

(42,6%).

L’alleanza tra M5S e PD si è dunque rivelata in questo caso propizia. Tuttavia, l’elettorato

5 Stelle rimane volatile e maldisposto a partecipare al voto in elezioni regionali o ammi-

nistrative. Il M5S passa dal 23,6% delle politiche al 7,8% delle regionali. La direzione

politica di Giuseppe Conte non è riuscita quindi a modificare questa caratteristica. La

base del PD si conferma a sua volta “costante”, incline cioè a partecipare con continuità

a tutti gli appuntamenti elettorali. Il Pd perde 4 punti percentuali verso le liste locali ma

nel complesso tiene e, con il 13,8%, risulta, seppure di poco, primo partito dell’isola.

Il principale partito di governo, FDI, subisce una doppia sconfitta. Vede quasi dimezzata

l’ampiezza della sua base elettorale in Sardegna (13,6%) rispetto alle elezioni politiche

del 2022 (23,6%), mentre il suo candidato alla presidenza risulta un handicap più che

un asset per la coalizione.

Come ormai di consueto, si è registrata una netta divergenza tra il voto delle grandi città

e dei centri minori o periferici (Fig 2). Ma, attenzione, in una misura più attenuata che

in altre regioni.

Per misurare il “voto disgiunto” abbiamo utilizzato la nostra tecnica di analisi dei flussi

di voto. In questo caso, abbiamo stimato verso quali candidati e in che proporzione si è

orientato il voto degli elettori di ciascun partito. Con la medesima tecnica abbiamo anche

potuto stimare come si è distribuito il voto di chi non ha espresso preferenze per le liste

di partito ed ha votato solo per i candidati a sindaco.

Come è noto, il voto espresso solo per una lista (e non esplicitamente espresso per nessun

candidato) viene automaticamente assegnato al candidato sostenuto dalla lista in que-

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stione, mentre non accade il contrario. Quindi, il complesso dei voti “attribuiti” ai candi-

dati sono per forza di cose in numero superiore al complesso dei voti attribuiti alle liste.

Un candidato può ottenere meno voti delle liste collegate solo se una parte degli elettori

che hanno votato per tali liste ha votato per un candidato diverso (ha espresso cioè il

cosiddetto “voto disgiunto”). Per le ragioni fin qui ricordate, l’eventuale differenza nega-

tiva tra il numero di voti andati al candidato e quelli andati al complesso delle liste che

lo sostenevano indica solo il numero minimo di defezioni.

Le stime riportate nelle tabelle 1 e 2 si riferiscono alle città di Cagliari e Sassari in quanto

il modello statistico da noi adottato per stimare i flussi può essere correttamente appli-

cato solo a contesti urbani relativamente omogenei e abbastanza grandi da contenere

almeno 100 sezioni elettorali.

Le percentuali che vi sono contenute sono calcolate sul totale degli elettori che hanno

espresso un voto valido per i candidati a presidente. Questo vuol dire che le percentuali

rivolte ai partiti risultano un po’ più basse di quelle contabilizzate ai fini ufficiali.

Questo modo di riportare le percentuali ha però il vantaggio di far vedere quanti punti

percentuali (o frazioni di punti percentuali) sono stati per così dire “ceduti” dagli eletto-

rati dei vari partiti di ciascuna coalizione a candidati a presidente concorrenti.

Si tratta, più precisamente, dei punti percentuali riportati in rosso. I punti percentuali

riportati in blu sono quelli relativi agli elettori che hanno espresso il voto solo per i can-

didati a presidente. Quelli in nero riguardano gli elettori che hanno espresso un “voto

coerente” (congiunto) tra liste e candidati.

Dunque, come si può notare, la vittoria di Todde è stata favorita da diversi apporti. Ales-

sandra Todde è l’unica candidata che intercetta trasversalmente voti provenienti da elet-

tori delle liste di altre coalizioni. Ottiene voti sia da elettori del “terzo polo” guidato da

Renato Soru sia dal elettori di partiti di centrodestra. Al contrario, Soru prende voti in

uscita quasi esclusivamente da elettori che nello stesso momento hanno votato per liste

del centrosinistra. Estraneo a questa dinamica, Truzzu non beneficia di quasi nessun ap-

porto esterno.

Inoltre, Todde attrae la quasi totalità degli elettori “senza partito” (che non hanno

espresso il voto di lista).

I nostri dati non consentono di rispondere in maniera definitiva al quesito riguardo al

peso dei “tradimenti” di cui, secondo una congettura diffusa, sono indiziati gli elettori

della Lega. Secondo le nostre stime, a Sassari la quota di elettori leghisti che hanno de-

fezionato è marginale. A Cagliari questa quota risulta invece abbastanza consistente in

rapporto al totale dei voti andati alla Lega. Secondo le stime prodotte dal nostro modello

statistico, più di un terzo degli elettori leghisti di Cagliari hanno votato per Alessandra

Todde. Parliamo di percentuali relativamente piccole di consensi (1,5%) in rapporto al

totale dei voti validamente espressi per i candidati presidenti nella città di Cagliari. Come

sappiamo, l’esito della competizione è stato deciso da un margine ancora più ridotto ma

risulterebbe improprio addebitarne la responsabilità ai soli voti leghisti “dissenzienti”.

La nostra analisi rivela che sia a Sassari sia a Cagliari ci sono stati apporti alla candidata

del centrosinistra di dimensioni nel complesso pari o superiori provenienti anche dagli

elettorati di altri partiti del centrodestra.

In sintesi, il risultato Sardo, nella sua conclusione inattesa, è principalmente dovuto alle

caratteristiche intraviste dagli elettori nei due principali candidati, e soprattutto dalla

capacità attrattiva personale della neo-presidente, potenziata dalla forte intesa e dal con-

vinto sostegno del Pd sardo, in un clima segnato da un eccesso di ottimismo preventivo

e di conflitti interni nel centrodestra, oltre che – come ha notato la stessa Todde – dallo

sdegno diffuso per le cariche delle forze dell’ordine contro gli studenti a Pisa.

Una differenza di 0,3% punti percentuali, ovviamente, può essere spiegata da ciascuno

di questi fattori, nessuno dei quali risulta però, in sé stesso, determinante.

Il successo di Alessandra Todde ha rilanciato la prospettiva del cosiddetto campo largo,

ha creato un comprensibile entusiasmo nei suoi protagonisti e segnato una battuta d’ar-

resto per la coalizione di governo al livello nazionale. Si può dire che si tratti di una netta

inversione di tendenza, in termini elettorali, rispetto alle politiche del 2022? In realtà

non si può dire (non lo sappiamo). Per averne una cognizione immediata basta guardare

le due mappe finali (fig.3 e fig.4). La prima presenta l’equilibrio quasi perfetto della com-

petizione tra i due principali candidati alla regione. La seconda presenta un confronto

tra i voti di CS eM5S (sommati) e quelli ottenuti dal CD alle politiche del 2022, quando i

primi avevano cumulato il 49% dei voti e il CD si era fermato al 40%.

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