Da quando sono state diffuse alcune anticipazioni del rapporto Svimez 2015 scrive Luca Ricolfi sul sole 24 ore – il parallelo fra Grecia e Mezzogiorno d’Italia ha conquistato le prime pagine dei giornali. Molta attenzione, in particolare, ha attirato l’affermazione secondo cui “dal 2000 il Mezzogiorno d’Italia è cresciuto la met à della Grecia”. Su questo presunto dramma – un Mezzogiorno che starebbe peggio della Grecia – si è poi innestato il consueto repertorio di interventi più o meno sdegnati che da decenni accompagna le analisi del Sud, con la altrettanto consueta richiesta di una “svolta” da parte del governo nazionale, reo di aver abbandonato il Sud ad un destino di marginalità e miseria. L’idea è sempre quella: descrivere in termini drammatici la situazione economica e sociale del Sud, per concludere che il Sud stesso è vittima della prepotenza e dell’indifferenza altrui, e che occorre un piano per salvare il Sud”.
Lo Stato non è solo le sue risorse economiche, i finanziamenti pubblici – scrive Galli della Lpggia sul.Corriere – Lo Stato è anche la legge e i diritti eguali. Cioè ll contrario del dominio degli interessi privati o di clan, il contrario dell’evasione fiscale generalizzata, del clientelismo, della logica della raccomandazione a spese del merito, dello sperpero del pubblico denaro. Ci piacerebbe che i nostri concittadini del Mezzogiorno d’Italia se lo ricordassero e ce lo ricordassero più spesso. E che dunque, ad esempio, fossero loro per primi, i loro deputati, le loro assemblee locali, a chiederci sì più spesa pubblica, ma anche un’azione sempre più energica delle forze dell’ordine, un controllo sempre più incisivo da parte degli organi dello Stato sulla vita sociale delle loro contrade, contro quelli di loro, e Dio sa quanti sono, i quali pensano e agiscono in modo ben diverso. Che contro tutti questi ci chiedessero, loro, più severità, più intra nsigenza.