Politica interna

“Un governo di novità”: Giuseppe Conte riceve l’incarico dal presidente Sergio Mattarella di formare resecutivo Pd-M5S. “Avevo dubbi ma li ho superati. Non sarà un governo ‘contro’ ma un governo all’insegna della novità” dice. E “con una collocazione euroatlantica”. Lo schema del premier prevede una squadra con molti nomi fuori dai partiti. Avviato il giro di consultazioni. Ma le trattative con dem e Cinque Stelle si annunciano non facili. II leader leghista Matteo Salvini annuncia manifestazioni in piazza e attacca: “Conte è l’espressione dei poteri forti”. Zingaretti irritato per il discorso in cui si è presentato come super partes e non come scelta del MSS. Le posizioni distanti sui punti chiave del programma (tranne l’Iva) preoccupano il Quirinale. E i renziani si preparano a restare fuori dall’esecutivo. I mercati però reagiscono bene. La Borsa di Milano chiude in forte rialzo (+1,94%) e lo spread scende ancora, toccando quota 168 punti.

Conte riceve l’incarico da Mattarella di formare il governo e promette novità. Ma fra Pd e M5S è scontro sul commissario europeo e sul ministro dell’Economia. Ipotesi Dario Scannapieco per via XX Settembre. I pentastellati ai Dem: “Se prendete il Mef il commissario europeo spetta a noi”. Di Maio insiste: io vicepremier. Giuseppe Conte è da ieri al lavoro per convincere il Pd ad accettare la doppia vicepresidenza, ma Nicola Zingaretti e i suoi hanno pronta la contromossa: “Se saranno in due, quello del M5S non dovrà essere Luigi Di Maio”.L’ex premier Matteo Renzi: “No Di Maio all’Interno, serve un professionista della sicurezza”. Un esponente di rango del M5S, Nicola Morra, avverte: nessuno di noi ha l’ambizione personale come stella cometa. Per il Quirinale Economia, Esteri, Difesa e Interno sono i dicasteri sui quali sono puntati i riflettori. Il grillino Spadafora verso le Riforme. Per il nodo Viminale in calo le quotazioni di Gabrielli.

La priorità è la manovra, ha detto il premier Conte. E dall’Ue sono arrivate parole di miele: Bruxelles, afferma il commissario Ue uscente al Bilancio Guenther Oettinger, “è pronta a fare qualsiasi cosa per facilitare il lavoro del governo italiano e per ricompensarlo”. Basta questo a risolvere il rebus della legge di bilancio? Non proprio, numeri alla mano. L’uscita di scena della Flat Tax leghista, che avrebbe richiesto almeno 15 miliardi, alleggerisce certamente il conto della manovra. Che però, come confermano le linee programmatiche del primo documento Pd-M5S, punta in ogni caso a mettere in fila una serie di misure impegnative: lo stop alle clausole Iva, un primo taglio al cuneo fiscale, il rilancio di incentivi fiscali “verdi” e dei bonus per gli investimenti privati nell’orbita di Impresa 4.0. È presto per dare numeri definitivi, ma tra Iva (23 miliardi), spese indifferibili (almeno 2-3 miliardi), cuneo fiscale (4-5 miliardi) e altri interventi (3-4 miliardi) si arriva in fretta a quota 35 miliardi.

È allarme per l’economia italiana. Secondo l’Istat, a giugno gli ordini dell’industria segnano un calo dello 0,9% sul mese precedente e del 4,8%sull’anno prima. Le commesse estere, in particolare, cedono sia su base mensile sia su base annuale (-9,1%). Giù anche il fatturato. Male l’industria dell’auto: -6,3% i ricavi e -15,9% gli ordini. Confindustria: economia debole, senza inversioni di rotta. Quasi azzerati i progressi del 2019. Intanto si riapre il capitolo concessioni. “Le nostre infrastrutture sono beni pubblici ed è per questo che va avviata la revisione delle concessioni autostradali, che garantisca maggiori investimenti, manutenzioni, tutela degli utenti e che rafforzi il sistema della vigilanza in ordine alla sicurezza infrastrutturale”, si legge nel documento programmatico congiunto preparato da M5S e Pd. Una direzione di marcia confermata ieri dall’ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio: “Una revisione delle concessioni pubbliche, non solo quella di Autostrade, ci trova perfettamente d’accordo”.