14 agosto 2018: una nuova tragedia colpisce la città di Genova. I riflettori si accendono ancora una volta sull’ennesimo disastro con decine di vittime, nella consapevolezza che una volta passato clamore e paura torneranno a spegnersi inevitabilmente come regolarmente accade in questo Paese.
Al crollo del viadotto di Polcevera a Genova, legato probabilmente a cause di tipo strutturale, che in mattinata ha falciato decine di vite umane, si aggiunge nella notte un terremoto nel Molise di magnitudo 4.6, che per fortuna al momento non sembra aver prodotto danni o vittime. Due eventi apparentemente lontani tra loro, ma che si intersecano in maniera tragica facendoci ricordare che questo è un Paese geologicamente dinamico con attività sismica continua che può sfociare in eventi catastrofici anche a causa della possibile fragilità strutturale dei manufatti antichi e recenti.
La tragedia di Genova dovrebbe far riflettere sullo stato di “salute” di tutto il patrimonio edilizio italiano. Anche ciò che viene considerato oggi abbastanza giovane da poter sopravvivere attraverso una manutenzione ordinaria al tempo necessita, affinché possa attraversare indenne eventi sismici e/o naturali di media-alta intensità, di una attenta opera di controllo e verifica anche attraverso una rivisitazione della pericolosità del territorio in cui le opere insistono alla luce della nuova cartografia geologica, ove presente, abbinata a studi mirati di micro-zonazione sismica.
Non è il solo patrimonio edilizio antico che appare inadeguato alle sollecitazioni sismiche, ma anche ciò che si ritiene oggi “inattaccabile” potrebbe essere vulnerabile. La verifica strutturale delle opere antiche e recenti deve essere effettuata anche utilizzando i nuovi strumenti di analisi e studio del territorio e del suo contesto geologico in cui i manufatti sono inseriti.
A questo riguardo è utile però ricordare che il nostro Paese vede ancora oggi in fase di stallo l’opera, iniziata nel 1989, di fotografare il territorio nazionale attraverso una moderna cartografia geologica (progetto CARG) e che rimane disattesa da quasi un ventennio per mancanza di rifinanziamento da parte di chi ha governato questo paese.
Una seria e condivisa riflessione su questi temi è oramai irrinunciabile e non procrastinabile.
L’Italia è un Paese non solo di poeti, artisti, eroi, santi e navigatori, ma purtroppo di terremoti, eruzioni, frane ed alluvioni. In questo Paese è irrinunciabile la figura del geologo, spesso dimenticata nella progettazione, e consultato solo a tragedia avvenuta. Questo Paese ha necessità di leggere il passato, come fanno i geologi, per interpretare il presente e soprattutto definire i possibili sviluppi futuri. Sarebbe opportuno rileggere la storia di Quintino Sella, Scienziato, Politico, Ministro, fondatore del Servizio Geologico d’Italia e co-fondatore della Società Geologica Italiana, nel lontano 29 settembre 1881. Un esempio per tutti noi.
Sandro Conticelli (Presidente della Società Geologica Italiana)