Vetere nell’azienda di Pietro Russo, l’imprenditore che ha denunciato le
richieste di “pizzo”. Presente il Commissario Straordinario del Governo
per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura Domenico
Cuttaia.
Il ruolo degli imprenditori e del movimento antiracket è stato
determinante nella lotta alla strategia del terrore perpetrata del clan
dei casalesi durante il periodo che va dal 2008 al 2018: il sodalizio
criminale ha imposto il “pizzo” per mantenere alto il controllo del
territorio e per alimentare le attività illecite.
La F.A.I., Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura
Italiane, attraverso il Coordinamento Campano e le associazioni
territoriali, promuove una serie di iniziative per ricordare alcuni
tragici eventi che hanno riguardato gli imprenditori della provincia di
Caserta che si sono opposti con coraggio al racket mafioso del clan dei
casalesi denunciando i tentativi di estorsione.
Capua Vetere (Caserta). L’appuntamento è per le 11 in via Avezzana, nel
cortile antistante la fabbrica di materassi di Pietro Russo, interessata
dalle richieste di “pizzo” da parte dei camorristi casertani. Nel maggio
2008, dopo la denuncia dell’imprenditore verso i suoi estorsori, un
incendio doloso distrusse l’Hardflex con danni ingenti per l’intera
fabbrica. Russo è stato uno dei primi operatori economici a denunciare
gli emissari del clan dei casalesi e oggi è presidente
dell’associazione antiracket locale.
Dopo i saluti del Prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, interverranno –
alla presenza di studenti e scout il presidente della FAI Antiracket
Santa Maria Capua Vetere Pietro Russo – il presidente della FAI
Antiracket Campania Luigi Ferrucci, il Coordinatore del Comitato don
Peppe Diana Valerio Taglione, il referente di Libera Caserta Gianni
Solino, il presidente della Camera di Commercio di Caserta Tommaso De
Simone e Tano Grasso, Presidente nazionale della FAI. Le conclusioni
saranno affidate al Commissario Straordinario del Governo per il
coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura Domenico Cuttaia.
“Il territorio della provincia di Caserta per molti anni è stato sotto
il controllo quasi totale da parte delle organizzazioni criminali: pochi
furono coloro che ebbero il coraggio di alzare la testa ribellandosi al
ricatto camorrista attraverso la denuncia. Forte è stata la risposta
dello Stato attraverso la magistratura e le forze dell’ordine. Cosa che,
insieme alla coraggiosa e opportuna reazione di una parte di quegli
imprenditori, ha consentito un cambiamento epocale nella storia di
questa provincia” afferma Luigi Ferrucci, presidente della FAI
antiracket Campania.
“Il movimento antiracket della FAI – aggiunge Ferrucci – mette insieme
operatori economici per costruire quella rete di protezione che consente
di rendere più leggero il difficile cammino di chi si trova a
fronteggiare il problema del racket. A dieci anni da quella stagione
terribile, possiamo dire che la situazione oggi è molto cambiata: qui
come in altri luoghi martoriati dalla presenza mafiosa si respira
un’aria diversa. Tantissimo c’è da fare: i segni e le conseguenze del
dominio dei clan sono ancora presenti. In più occasioni è stato
dimostrato con azioni concrete che quando ci si affida sinceramente allo
Stato e alle associazioni antiracket una mano tesa è sempre lì pronta
ad afferrare quella di chi chiede aiuto. Il movimento antiracket cerca
in tutti i modi di evitare che chi ha denunciato o si appresta a farlo
venga lasciato solo, a differenza di quei coraggiosi che saranno
giustamente ricordati con le prossime iniziative” conclude Ferrucci.
Il prossimo appuntamento è per mercoledì 16 maggio alle 10 a Castel
Volturno, località Baia Verde, in piazzetta Domenico Noviello. È
prevista la commemorazione nel luogo in cui venne ucciso l’imprenditore
il 16 maggio 2008 da un commando camorrista. A seguire, presso la sede
della FAI antiracket Castel Volturno, dibattito alla presenza, tra gli
altri, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho.