L’arresto di uno dei figli di “El Chapo Guzman” genera un violentissimo conflitto a fuoco tra le truppe dei trafficanti, la polizia e i militari a Culiacan, una delle roccaforti dell’ex re della droga detenuto attualmente negli Stati Uniti. Tutte le attività a Sinaloa sono state sospese con uffici pubblici chiusi e scuole evacuate per il panico che si è generato nella zona. Un esercito di mercenari con centinaia di uomini pesantemente armati sono arrivati da ogni angolo dello Stato pagati per liberare il figlio del Chapo. Ovidio Guzman è considerato l’erede al trono del Cartello di Sinaloa dopo l’uscita di scena del padre. Il conflitto a fuoco è durato per ore e i sicari giravano per la città sparando contro la popolazione che cercava riparo dall’enorme potenza di fuoco dei mercenari. Ovidio Guzman è stato rilasciato.
Lo Stato non ha la forza per reagire. Che cosa potrebbe succedere se nonostante il loro non pentimento e la loro non collaborazione dal carcere a vita uscissero: Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata, condannato a quattro ergastoli da scontare dal 1995 in regime di 41 bis, gli sono imputati numerosi omicidi ed esecuzioni. Leoluca Bagarella legato a Cosa Nostra, affiliato al clan dei Corleonesi di Riina, killer spietato, “don Luchino” è stato autore di svariati omicidi e responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue, tra cui la Strage di Capaci e il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, è all’ergastolo in regime di carcere duro (41 bis). Nitto Santapaola è considerato tra i più potenti e sanguinari boss mafiosi di Cosa Nostra. A lui sono imputati la strage della Circonvallazione; la strage di Capaci; l’omicidio di Pippo Fava e la strage di via D’Amelio. Francesco Schiavone il boss più importante del clan dei Casalesi, condannato definitivamente alla pena dell’ergastolo, insieme con altri componenti del clan coinvolto in alcune guerre fra diversi clan camorristici, nelle quali hanno perso la vita centinaia di persone. Francesco Bidognetti braccio destro di Schiavone e killer spietato autore di numerose esecuzioni. Giovanni Strangio ndranghetista, è tra gli ideatori e gli autori della strage di Duisburg ed era nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Giuseppe Rogoli boss di alto rango della ‘ndrangheta, affiliato ai Bellocco, è considerato uno dei fondatori della Sacra corona unita pugliese. Questi sono solo alcuni dei nomi tra i più pericolosi criminali nel panorama europeo, non solo italiano, che potrebbero uscire dal carcere. Ma davvero pensiamo che per queste persone che non hanno mai collaborato e rinnegato la loro vita e le loro condotte criminali possa esserci rieducazione e risocializzazione? Non si sceglie di diventare mafioso, si nasce. Lo è tuo padre, lo è stato probabilmente anche tuo nonno.
Perché capo mafia si cresce e si viene formati per diventare un perfetto generale di un’armata criminale. Questo ruolo è assoluto e non abdicabile. Esistono solo due vie di fuga: la morte o la collaborazione con la giustizia. Per questi ferocissimi boss mafiosi si dovrebbe dimostrare che dopo una lunga carcerazione non sono più pericolosi e che possono beneficiare di permessi e magari arresti domiciliari. Questo dovrebbe valutarlo e deciderlo un giudice. Io sono convinto che qualsiasi boss di quelli appena citati se uscisse dal regime carcerario duro tornerebbe l’istante dopo a esercitare il suo vecchio potere e a riorganizzare il suo vecchio clan. Non dimentichiamoci che negli anni novanta la strategia stragista di Riina, del tutto simile a quella dei narcotrafficanti messicani, mise con le spalle al muro lo Stato e lo costrinse alla trattativa diretta. I mafiosi non possono essere rieducati, perché non mostrano alcun segnale di pentimento e permangono in perpetuo all’interno del sodalizio.
Devono avvertire il peso dell’afflizione e la forza dello Stato, con il quale per troppo tempo hanno saputo e potuto convivere e trattare. In ogni caso, quand’anche dovessero dare segnali di eventuale redenzione, sottolineo che l’ordinamento penitenziario già prevede la possibilità di attenuare il rigore della pena. Pertanto, il proposito di abolire l’ergastolo in questo specifico contesto trova in sé ben poche ragioni d’essere, visti gli istituti premiali già esistenti nella vigente legislazione. Chi si rifiuta di essere rieducato deve essere trattato al pari di chi invece accetta la rieducazione e lo fa con atti concreti? Che senso ha rieducare chi non vuol essere affatto rieducato? Vorrei che i tanti ben pensanti mi spiegassero come si può rieducare uno che non vuol essere affatto rieducato! Si può rieducare uno che fa sciogliere il figlio di un pentito di mafia nell’acido per punire la sua decisione e per dare un monito a tutti gli altri? Chi compie delitti efferati come l’uccisione di un bambino non può godere del principio di rieducazione se non rinnega il suo passato. Non basta il pentimento e il perdono, il reo deve risarcire la società con la propria opera concretamente sia da carcerato sia da uomo libero. A queste persone lo Stato non deve concedere attenuanti e sconti di pena. Deve invece dare un segnale forte: ergastolo, 41 bis effettivo ed efficace e confisca dei beni.
Vincenzo Musacchio