Saranno pure “mini”, come vorrebbe la ritrovata “coppia” Salvini-Di Maio. Ma le polemiche sono già “maxi”. E’ una strana vicenda quella dei Bot in sedicesimo che il governo vorrebbe piazzare sul mercato per pagare i debiti che lo Stato ha accumulato nei confronti delle imprese private. Una montagna di soldi, circa 50 miliardi di euro, cambiali che continuano ad essere onorate con il contagocce dalla pubblica amministrazione, con ritardi inaccettabili.
La questione era già esplosa durante il governo Renzi, quando l’ex ministro dell’Economia, Padoan, fece partire un piano straordinario per i rimborsi. Rimasto, per lo più, incompiuto. Ora l’esecutivo gialloverde ci riprova, giocando la carta della finanza creativa. Il problema, però, è che i mini-bot rischiano di creare più danni che vantaggi. E non solo perché gli industriali hanno già rispedito al mittente la proposta rifiutandosi di scambiare i propri crediti con monete che ricordano quelle utilizzate nel Monopoli. Ma soprattutto perchè, come hanno già spiegato Bce e Bankitalia, il nuovo strumento finanziario viola le regole sul funzionamento dell’Ue. Trattati e regolamenti sono chiari: “Le banconote e le monete metalliche in Euro sono le uniche con corso legale nell’Unione Europea”. Ma non solo. Se pure riuscissimo ad aggirare, in qualche modo, le norme comunitarie, i mini-Bot rischiano di generare un danno reputazionale enorme per un Paese già finito nel poco invidiato club dei “sorvegliati speciali” per i suoi conti pubblici. Deve essere stato, probabilmente, proprio questo ragionamento a spingere il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a prendere posizione contro i mini-Bot, aprendo un nuovo fronte all’interno del governo.
Come finirà? Il problema non è solo tecnico ma anche, squisitamente, politico. La mossa di Salvini e Di Maio, infatti, è stata letta come l’ennesima sfida a Bruxelles, alla vigilia della decisione della Commissione sulla procedura per debito eccessivo. Ma i mini-Bot prefigurano anche scenari che sembravano essere scomparsi dall’orizzonte dell’esecutivo, l’avvio in sordina di un vecchio progetto, quello dell’uscita dall’euro. Si comincia con i mini-Bot e magari ci si ritrova a battere moneta, tornando alle vecchie lirette. Un’ipotesi che rischia di minare il bene più prezioso per un Paese che, ogni anno, deve trovare sul mercato qualcosa come 400 miliardi di euro per finanziare il proprio debito:. la fiducia dei mercati. Solo dimostrando di essere affidabili potremo finanziare il nostro debito con tassi di interesse compatibili con la necessità di rilanciare gli investimenti e ridurre le tasse. Scorciatoie come quelle dei mini-Bot rischiano di essere molto pericolose. La finanza creativa ha già avuto, nel recente passato, vittime eccellenti, come la Grecia. Sarebbe davvero grave, in questo momento così delicato, ripetere gli stessi errori.