Antonio Troise
Nel giugno rovente del Bel Paese, fra caldo africano e bollini “rosso-fuoco” un po’ dovunque, c’è solo un posto dove si decisamente freschi, perfino senza area condizionata, al riparo dalle temperature record. Perché politicamente parlando, A Palazzo Chigi l’estate non è mai arrivata. Anzi, ogni giorno di più, si battono i denti per il “gran freddo” e per i venti di tramontana che scuotono la maggioranza. L’impressione, insomma, è che il governo si sia trasformato in un grande “freezer”, dove tutte le decisioni sono destinate ad essere congelate. O, se va bene, rinviate.
L’ultima grana, in ordine di tempo, è quella scoppiata ieri a Taranto dove il colosso dell’acciaio, Arcelor-Mittal, ha annunciato che il 6 settembre, quando terminerà l’immunità penale per i vertici del gruppo, girerà i tacchi e chiuderà lo stabilimento. Una mossa a sorpresa, che ha irritato il ministero dello Sviluppo Economico, impegnato in una difficile trattativa e che ha aperto l’ennesimo fronte polemico con la Lega, interessata fin dall’inizio ad evitare la chiusura della fabbrica.
Ma fra i due azionisti dell’esecutivo si litiga a 360 gradi. E i litigi portano tutti i dossier negli scompartimenti più gelidi di Palazzo Chigi. Perfino il Disegno di legge di Assestamento del Bilancio, l’ultima delle carte a disposizione dell’esecutivo per evitare la procedura di infrazione con l’Ue, ha ricevuto lo stesso trattamento: rinvio a lunedì, magari per dare tempo al premier di arrivare ad un’intesa fra Lega e Cinquestelle e per convincere Bruxelles sui nuovi numeri dell’Azienda Italia. Impresa per nulla facile. Così come sarà difficile “scongelare” in tempo utile la questione delle autonomie differenziate chiesta a gran voce da Emilia, Veneto e Lombardia. L’asse delle tre regioni del Nord ieri si è fatto sentire, puntando l’indice sul fuoco di sbarramento dei Pentastellati contro la riforma fortemente voluta dalla Lega. Anche questo provvedimento avrebbe dovuto essere varato ieri. E’ finito in ghiacciaia. Per non parlare, poi, della Tav. O dello scontro, questo sì al calor bianco, sulla revoca delle concessioni ad Autostrade. I Cinquestelle non vogliono fare sconti e, il titolo, ieri è crollato in Borsa. La Lega è preoccupata soprattutto dagli effetti di questa decisione sul futuro di Alitalia: Atlantia, infatti, potrebbe dire definitivamente addio al suo ingresso nella compagnia di bandiera, mettendo una seria ipoteca sul piano di salvataggio allo studio del governo. Chissà se l’esecutivo riuscirà a superare indenne il “grande freddo” di queste ore. Nel frattempo, il Paese reale, quello “rovente”, aspetta decisioni concrete, per superare l’emergenza. Non solo quella delle temperature da record.