Vincenzo Musacchio*
Finalmente, dopo due lunghissimi anni, arriva una nuova legge anti-corruzione. Un passaggio indispensabile per un decreto che sarebbe stato perfettibile ma che comunque segna una inversione di tendenza per un Paese che è l’ultimo in Europa per gli altissimi livelli di corruzione. Il testo è stato approvato con 280 voti a favore, 53 contrari ed 11 astenuti. Hanno votato no M5S e Fi. La Lega si è astenuta. Si poteva fare molto di più, ma come si dice in questi casi: meglio poco che nulla.
Si sarebbe potuto agire più a fondo nell’impedire per i corrotti l’ingresso in politica. Si sarebbe potuto fortificare il delitto di falso in bilancio e garantire una prescrizione strettamente connessa alla certezza della pena. La nuovo legislazione appare poco incisiva anche nei confronti dei rapporti politica-mafia-economia. Insomma siamo di fronte ad un testo passabile ma lacunoso in alcuni aspetti. Sul delitto di falso in bilancio avrei previsto la procedibilità d’ufficio ed eliminato le soglie di punibilità innalzando la pena almeno fino a sei anni per consentire l’uso delle intercettazioni. Buona la novità che riguarda la corruzione nella pubblica amministrazione. Condivido l’assunto che per poter richiedere un patteggiamento sia necessaria la restituzione integrale del prezzo o del profitto della condotta corruttiva. Non solo: sulla condizionale, per ottenere la sospensione della pena, bisognerà aver risarcito la pubblica amministrazione.
Per concludere potremmo dire: meglio questa legge che il nulla, fermo restando che la lotta alla corruzione è soltanto all’inizio e questo è solo un piccolissimo tassello.
Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sulla Corruzione di Roma)