Ritengo imminente che questo governo trovi un accordo populista e propagandistico idoneo a rimpolpettare al Meridione d’Italia l’autonomia differenziata, tanto agognata dalla Lega Nord. In molti, compresi noi del Partito del Sud, ci stiamo ribellando e siamo pervasi d’impeto per la mancata copertura del gap infrastrutturale, industriale, sociale, insomma economico solcatosi sempre più profondamente dall’Unità d’Italia ad oggi tra Nord e Sud. Persino i Sindacati da Reggio Calabria sono scesi sul piede di guerra ed hanno lanciato un messaggio subliminale, al momento non evidentemente recepito dal governo che prosegue imperterrito, per cui in caso di approvazione dell’autonomia regionale differenziata, verosimilmente, se l’esperienza non mi inganna, sarà sciopero generale. Purtroppo c’è anche da dire che altri governi non hanno retto l’impatto degli scioperi generali e sono arrivati alle dimissioni, ma questo, ho paura, che addirittura, con la dialettica sin qui sfoggiata, ne possa addirittura trovare beneficio e rilanciare argomenti contro i sindacati crocifiggendoli.
Inoltre il pericolo dell’autonomia differenziata regionale è maggiormente acuito dalla annichilente ristrutturazione normativa, avvenuta nel 2001, durante il governo Berlusconi (ovviamente vicino alla Lega Nord), dell’art. 119 della Costituzione, del quale, in tutto questo bailamme, nessuno parla e che dovrebbe prevedere una sorta di ammortizzatore prevedendo un fondo, che personalmente ritengo non verrà mai costituito.
Ma in merito alla ripartizione dei fondi statali verso le regioni va osservato che la nostra burocrazia, stile sabaudo, ha già proceduto ad una sottintesa autonomia regionale differenziata, in quanto impone con buona disparità di trattamento, più o meno voluta, devastanti sistemi di calcolo del PIL (Prodotto Interno Lordo) utilizzati per ripartire alle regioni i fondi statali. Gli attuali metodi risultano perfettamente corretti solamente se applicati su scala nazionale ma se applicati a livello regionale risultano uno scippo ed uno freno alla crescita al Meridione. Il calcolo del PIL viene effettuato con tre sistemi fondamentali:
- Metodo della spesa; che consiste nel misurare il PIL sommando le spese sostenute per gli acquisti dei beni e servizi.
- Questa spesa di un paese è suddivisa in quattro gruppi: i consumi; gli investimenti; gli acquisti pubblici; le esportazioni. Significa che chi ha avuto in passato più infrastrutture avrà il diritto di chiedere più soldi e se, per ipotesi, esistesse una regione d’Italia ove risiedono solo miliardari, che spendono di tutto e di più, avranno attribuiti fondi statali maggiori se invece una regione sarà costituita prevalentemente da operai o disoccupati avrà “diritto” ad una minore ripartizione di fondi.
- Metodo del reddito effettuato sommando il reddito delle persone fisiche residenti su quel territorio.
- Chi è riuscito, in passato, per le infrastrutture esistenti, a produrre maggiore reddito per famiglia ha diritto a maggiori fondi (calza l’esempio di prima);
- Metodo della produzione che, a mio giudizio, è quello più scandaloso dei precedenti, perché è una vera e propria truffa al Meridione. Infatti il calcolo somma i volumi degli affari dichiarati dalle imprese con sede legale nei territori.
- Ma moltissime fabbriche, supermercati, cantieri navali ed altri opifici, hanno le loro sedi operative esclusivamente nel meridione e la sola sede legale ( in gergo comune i libri e nemmeno quelli in alcuni casi) al nord specialmente a Milano. Per cui siamo all’assurdo che con questi criteri non viene riconosciuto neanche il lavoro prodotto dalle imprese incardinate operativamente nel Meridione ma che presentano le dichiarazioni fiscali al Nord ove hanno la sola sede legale. In ragione di questo metodo di ripartizione fondi al Nord arrivano soldi a loro non spettanti.
Quindi a mio giudizio andrebbero riviste queste regole ed il concetto antecedente di domicilio fiscale o di presentazione delle dichiarazioni fiscali per le aziende in queste situazioni, infatti tale situazione è già un’autonomia differenziata regionale sottintesa o meglio truffaldinamente nascosta.
Ma se pensate che l’Europa possa essere d’aiuto a noi Meridionali SCORDATEVELO!! Infatti il Regolamento (UE) N. 549 del 21 maggio 2013, al capitolo 13, cristallizza le nuove regole burocratiche in merito alla contabilità del bilancio degli Stati dell’Unione Europea ed a mio giudizio ne peggiora l’esito in sfavore sempre del Meridione.
Questo comportamento dell’Europa non mi meraviglia la mia memoria va al governo Monti che su ordine UE scippò oltre 29 miliardi dal Fondo di Sviluppo e Coesione e tolse di fatto la possibilità di ammodernarne le più importanti infrastrutture Meridionali – Ferrovie (non abbiamo l’alta velocità ed a Matera ancora non arriva il treno) ed Autostrade così come aveva tentato di progettare il governo Prodi 1996/98. Quei soldi fino al raggiungimento di 60 miliardi circa furono ritenuti necessari e da calcolare fuori debito pubblico; necessari ufficialmente per salvare la Grecia ma di fatto per salvare le banche francesi e tedesche che garantivano il debito greco. Quindi per assurdo se un governo Italiano spendesse 10 miliardi per costruire il Ponte sullo Stretto farebbe debito pubblico ma se salva le banche francesi e tedesche NO.
Per questi motivi necessita che il Sud abbia propri rappresentanti politici che difendano in via esclusiva, e non di tanto in tanto se conviene prendere qualche voto in più, gli interessi economici del Meridiane e scusate la propaganda ma noi del Partito del Sud serviremmo proprio a questo scopo aiutateci a crescere, incoraggiateci e sosteneteci. Grazie.
Massimo Cogliandro