Anche al tempo del coronavirus, il comportamento di certa sinistra, è sempre lo stesso, far prevalere le solite ossessioni ideologiche. Ho trovato un interessante intervento sintetico che riesce a mettere insieme tutte le “perle” ideologiche collegate al coronavirus, di giornalisti, politici, opinionisti, intellettuali, del sinistrume nostrano. L’intervento è pubblicato da Atlanticoquotidiano, un sito di informazioni originali, che ho scoperto in questi giorni di coatta permanenza in casa causa coronavirus.
L’autore imposta le sue riflessioni seguendo alcune “promesse non mantenute”, da questi cosiddetti “comunisti”. Attenzione, sono convinto che il giornalista, usa la parola “comunista”, come provocazione, per intendere un certo modo di pensare.
Si inizia con la promessa che non si sarebbero mai piegati agli “eurousurai” dell’Europa, invece si sono spalmati come pelli di animali morti. E accordati capaci di farci finire come la Grecia. Hanno promesso tanti soldi, Mario Giordano nella sua trasmissione, li ha messi tutti in fila, ma ancora nessun italiano ha visto un euro in tasca. Forse arriveranno domani.
«Ci hanno ammazzati di tasse che neppure in una fase come questa, bellica, da autentica emergenza civile, si sono azzardati a toglierci, neppure una, neppure per sbaglio: eccoli, vogliono metterci sopra un altro prelievo per i “ricchi” da 80 mila euro in su. Sono comunisti, lo stato non gli basta mai e lo stato sono loro, sono le loro bocche eternamente spalancate, da Conte Ugolino che divora tutto». (Max Del Papa, “Non si sono piegati, si sono spalmati agli eurousurai e non sanno far altro che essere comunisti”, 11.4.2020, in atlanticoquotidiano.it)
Continuando con le promesse, «Ci hanno giurato che “era tutto sotto controllo” a partire dalla macchina dello stato: la realtà si è vista subito, portali in tilt, oscene accuse a fantomatici hacker russi, scaricabarile indecente, proliferazione di decreti, di autocertificazioni, novecento pagine di norme psicopatiche, tutto per niente, tutto per legittimare il niente a tutti. Sono comunisti, drogati di burocrazia, grigi, irranciditi dentro, anche davanti ad un tramonto sul mare (come li canzonava don Camillo) non sanno pensare ad altro che all’ultima direttiva di partito».
Non solo promesse ma anche accuse, nei confronti di chi come noi lanciavamo allarmi sulla pericolosità del virus e auspicavamo di chiudere le frontiere, di fare le quarantene, «ci hanno offeso come fascisti, sessisti, ignoranti, ci hanno additato con la complicità dei virologi di riferimento, hanno abbracciato cinesi, degustato aperitivi solidali con presentatori eterni ragazzini di riferimento; perdendo tempo, mentendo a noi e a loro stessi, abbandonandoci nelle fauci della pandemia. Sono comunisti, sono sempre gli stessi, come i russi a Chernobyl, come i Cinesi a Wuhan, che sarà mai qualche ondata di cadaveri da sacrificare alla propaganda».
Sostanzialmente «Le hanno sbagliate tutte, diagnosi, prognosi, terapia […]ci hanno recluso, rinchiuso, incamiciato “per il nostro bene”, senza termine, allungando sempre la data del riscatto; […]. Tempo fa un giornalista televisivo, ha detto che stanno facendo come i custodi del Gulag, nell’Urss, ti allungano il periodo di detenzione, avvisandoti tre giorni prima della scadenza.
Intanto, «Ci hanno messo la mascherina di ferro, serrato le strade, gli scali, le stazioni, unica eccezione: i migranti, per quelli i porti rimangono sempre aperti, anche in Africa ha attecchito la pandemia ma sia preso e processato chiunque se ne accorga. Loro non debbono “fare come Salvini”, ripetono la Boldrini e Orfini. Sono comunisti, che gliene frega se chi arriva rischia di infettare chi c’è e chi c’è rischia d’infettare chi arriva? L’ideologia anzitutto, l’ideologia è tutto e, se la realtà non combacia, beh, che si fotta la realtà. Sono comunisti, non sanno fare niente e attrezzano grottesche commissioni di controllo, dette task force, assoldano i loro Berjia perché nessuno si permetta di fiatare».
Restano sempre uguali, vecchi compagni di sempre, da sezione lugubre, coi ritratti dei morti alle pareti ingiallite, polverosi. Certo potremmo continuare con altre “perle” dei comportamenti dei nostri compagni nostrani. Ultimo e non di poco conto, l’attacco a testa bassa alla Regione Lombardia,“che non è l’eden, ma nemmeno l’inferno”, come scrive il settimanale Tempi. La tecnica è sempre la stessa, attaccare, infangare come fanno i vari Saviano, Travaglio che ora sperano nel commissariamento della Regione.
Ultima osservazione a proposito di Regione Lombardia. Per fortuna che l’epidemia ha colpito quella parte del Paese nella quale il sistema sanitario si trova nelle condizioni migliori. Infatti prima del coronavirus se al Sud ti trovavano un tumore, ti impacchettavano e ti spedivano in Lombardia per una cura specialistica o per una operazione: non dimentichiamolo.
Attenzione se l’epicentro dell’epidemia si fosse stabilito nel Mezzogiorno, sarebbe stata una carneficina: anche questo noi non lo dimentichiamo.
DOMENICO BONVEGNA