Antonio Troise
Ha tenuto testa alla minoranza del Pd. Ha messo nell’angolo le opposizioni. É riuscito a incassare la fiducia sull’Italicum, portando a casa una delle riforme istituzionali più complesse e difficili. Per Renzi tutto sembra filare per il verso giusto. Ma il premier farebbe un grave errore ad abbassare la guardia e a considerare la sua strada in discesa. Archiviato (almeno per ora) il capitolo della riforma elettorale, all’orizzonte si profilano problemi e sfide non meno complesse.
Le prime avvisaglie sulle nuove turbolenze in arrivo nel Vecchio continente si sono avvertite ieri, con il pesante tonfo in tutte le principali Borse europee. E, neanche a dirlo, il primato negativo è toccato a Milano. Il mancato accordo fra Bruxelles e Atene, accompagnato dallo spettro di un’uscita della Grecia dall’euro, ha bruciato sui mercati azionari, in una sola giornata, qualcosa come 125 miliardi di euro. Mentre lo spread è tornato sui livelli precedenti alla manovra espansiva varata dalla Bce con l’acquisto di titoli publici. È vero che l’economia sta mostrando segni di ripresa. Ma la crescita non è uniforme e le nuove tensioni finanziarie mettono a rischio soprattutto i Paesi con il debito pubblico più elevato, come l’Italia.
Ma non basta. A preoccupare Bruxelles ci sono altri due fattori: la recente sentenza della Consulta sulla riforma Fornero, che ha aperto una voragine di almeno 13 miliardi nei nostri conti pubblici e le spinte verso politiche più espansive che potrebbero mettere a dura prova la tenuta del deficit. Se a questo aggiungiamo la situazione drammatica del mercato del lavoro (nonostante la riforma del Jobs Act) e la crescita del Pil ancora troppo lenta, il quadro é tutt’altro che rassicurante.
Dopo aver vinto il braccio di ferro sulle riforme sia in Parlamento sia all’interno del Pd, Renzi si trova subito ad affrontare un’altra partita, ben più complessa e articolata, quella dell’economia. Un terreno dove è difficile avanzare senza solide alleanze. Ma dove ora è più che mai necessario conservare quel ritmo decisionista che ha dato i suoi primi frutti. L’agenda di Palazzo Chigi è già ricca di appuntamenti e impegni importanti, dalla manovra economica al nodo delle pensioni, dal fisco fino ai tagli alla spesa pubblica. La vittoria sulla legge elettorale ha rafforzato Renzi ed ha dato all’Italia la prospettiva di un governo stabile, in grado di arrivare fino al termine della legislatura. Tocca a Renzi dimostrare, proprio sul fronte dell’economia, di essere in grado di non disperdere quel tesoretto di fiducia conquistato sul campo della politica.