vertici del Movimento 5 Stelle sapevano sin da novembre scorso che cosa stava accadendo a Quarto. Il sindaco Rosa Capuozzo aveva informato direttamente Luigi Di Maio. È lei stessa a raccontarlo in una telefonata intercettata dai carabinieri il 24 novembre scorso alla consigliera Concetta Aprile, specificando di aver anche chiesto un incontro «perché qualsiasi cosa, loro ci devono commissariare». Sono proprio le conversazioni tra i vari componenti del consiglio comunale a svelare la faida interna al M5S nata dal «ricatto» di Giovanni De Robbio, poi espulso, alla donna. E a confermare come, nonostante la questione fosse al centro del dibattito interno , ne ss uno abbia pensato di rivolgersi alla magistratura. Anzi. «Rimanere in silenzio» Il 25 novembre scorso Capuozzo viene convocata per la prima volta dal pubblico ministero Henry John Woodcock con il pretesto di voler sapere se sia a conoscenza della lotta tra i clan di Quarto per il controllo delle imprese funebri. Ignora di essere stata «ascoltata» e quando le chiedono se ha avuto problemi con De Robbio minimizza le «pressioni» del collega di partito. La linea tiene. Il 16 dicembre, quando De Robbio è già stato espulso e l’inchiesta è ormai pubblica, Roberto Fico invia un messaggio proprio al sindaco: «Andate avanti tranquilli, quanto prima verrò». Passa dunque la linea di tenere tutto riservato. Il 17 dicembre, al telefono con la consigliera Daniela Manfrecola, Capuozzo intima: «Bisogna gestire mediaticamente… più in silenzio possibile, senza mettere i manifesti».

Mentre gli inquirenti proseguono così le indagini sui tentativi di infiltrazione camorristica nell’amministrazione pentastellata, a Quarto la parola dimissioni rimane un tabù. Nonostante da Roma sia filtrato che Gianroberto Casaleggio abbia ribadito come per il movimento viene prima di tutto e tutti, non c’è carica o poltrona che tenga». Mentre il capogruppo al Senato Michele Giarrusso confermava: «Penso che il sindaco debba dimettersi». Le reazioni nella cittadina sono da trincea. «Non ci dimettiamo — dice il vicesindaco Andrea Perotti — non c’è nessuna colla che ci tiene attaccati alle poltrone, dobbiamo difendere diecimila cittadini che ci hanno votato». Questa la tesi affidata da Capuozzo a lui e ai consiglieri. Che peraltro si preparano al peggio con i vertici del Movimento. »Se Casaleggio è arrabbiato — dice Gianluca Carotenuto — dovrà farsela passare. C’è anche l’ipotes i di continuare senza simbolo M5S, nell’interesse dei cittadini e di Quarto». E il collega Giovanni Lo Sardo aggiunge: “Ci aspetta una decisione non facile: se restiamo veniamo espulsi”. Rosa Capuozzo è dunque orientata a rimanere al suo posto, forte di 15 consiglieri su 24, tutti convinti a non voler cedere alla “bufera mediatica”. Così almeno la definisce l’assessore agli affari legali, Donatella Alessi, per commentare le parole favorevoli con cui intanto il presidente dell’Anticorruzione ha aveva riconosciuto la correttezza dell’ amministrazione sull’appalto perla gestione idrica, a suo tempo affidato a una ditta sotto interdittiva antimafia.