II piano del governo nel caso in cui Vincenzo De Luca vincesse le elezioni regionali in Campania è un mix di precedenti giurisprudenziali – scrive il Corriere della Sera – un margine di discrezionalità nell’intervento che sarà di competenza dello stesso Renzi, l’auspicio che in autunno, davanti alla Consulta, il caso possa essere risolto con la modifica della legge Severino, almeno al punto dell’abuso d’ufficio. Quello di Palazzo Chigi è insomma un piano di non intervento, o di intervento molto lento, nei casi di propria competenza, come la sospensione della carica dello stesso De Luca, nel caso di vittoria. La sospensione arriverebbe su richiesta della magistratura, attraverso il prefetto, sentito il ministro: troppi passaggi per non offrire un tempo di natura flessibile al governo. Flessibile per cosa? Per consentire, dopo la proclamazione a governatore di De Luca, la formazione del Consiglio regionale e poi della Giunta regionale: almeno go giorni di tempo, solo dopo scatterebbe la sos pensione, i cui tempi verrebbero gestiti da Palazzo Chigi, e il governo della Regione andrebbe avanti con un vice, sino alla decisione della Consulta, che deve pronunciarsi su un caso simile sollevato dalla Corte di Appello di Bari. Ecco perché ieri Matteo Renzi si è mostrato abbastanza sereno, ed ecco perché avrebbe definito «superabile», almeno secondo De Luca, «il problema della legge Severino»: non è previsto un intervento legislativo dell’esecutivo, si insegue una situazione simile a quella che ha coinvolto sia De Luca che il sindaco di Napoli (anche se poi l’ex sindaco attenua: «Bene ha fatto finora il governo a restare fuori dalla questione Severino»).
«De Luca è candidabile, eleggibile e insediabile», si legge su Repubblica Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, non ha dubbi su come andrà a finire la vicenda nel caso in cui il candidato del Pd vinca le elezioni regionali in Campania Durante un tour elettorale spiega che ala decisione della Cassazione sulla Severino non cambia l’essenza della questione; tra l’altro il giudice ordinario in altre fattispecie si è già pronunciato». Dunque , conclude il vice di Renzi nel Pd, i ci sono i percorsi previsti dalla legge quindi non ci sarà alcun caos istituzionale. C’è una legge decisa dal Parlamento in una fase particolare del nostro Paese e in cui c’è qualche elemento su cui varrebbe la pena soffermarsi a rifletterei. Dopo il voto, fa intendere Guerini. Con calma Cercando magari una via d’uscita giuridica. E già si discute su questo dopo una frase di De Luca: «Renzi ha chiaramente definito la Severino un problema superabile». Lo sfidante Stefano Caldoro, ovviamente, non la pensa così: «La candidatura di De Luca è contro la legge. La Cassazione dà la certezza che ci sarebbe caos istituzionale», dice. E sui tempi replica anche Gianluigi Pellegrino, il legale che ha scritto il ricorso che ha portato alla sentenza della Cassazione. Secondo Pellegrino, la legge si dovrà applicare a De Luca sia in caso vinca, sia in caso perda e diventi consigliere. «Il presidente del Consiglio dovrà provvedere subito, senza alcun tipo di melina o di attesa. E se sospende immediatamente De Luca, questi non avrà potuto nominare un vice che possa svolgere le funzioni di presidente. Per superare l’impasse bisognerà commissariare la Regione e tornare al voto».
«Un minuto dopo la vittoria, puff!». Vincenzo D De Luca, in un’intervista al Corriere, fa il gesto di scacciare una zanzara fastidiosa: «Creda a me: una volta che i campani avranno scelto, il problema non si porrà più». Seduto al tavolino di un bar davanti al Crescent, il mastodontico edificio che gli ha tirato addosso un sacco di polemiche e un’inchiesta giudiziaria, l’ex sindaco di Salerno, candidato del Partito democratico alla guida della Campania tra i mal di pancia di tanti elettori per gli impresentabili nelle liste amiche, ostenta gagliarda sicurezza: «Come dice Renzi: chi vince governa». Ma certo, sa che molti scommettono che nel caso fosse eletto sarà subito abbattuto dalla legge Severino in quanto condannato per abuso d’ufficio. Col rischio che la Regione resti decapitata. Giura però che la sentenza della Cassazione sulla competenza non del Tar ma del tribunale ordinario non cambierà nulla: «Nulla di nulla. Il tribunale di Bari ha già preso posizione su un altro caso in modo favorevole alla mia tesi. Temo solo l’imbecillità del dibattito politico. Per il resto, tranquillo. Tranquillissimo». Eppure quella condanna… «Entriamo nel merito? Sono stato condannato per un reato lessicale. Affidai un lavoro a un project manager, figura che non c’è nel codice delle opere pubbliche. Un incarico da 8.048 euro. Senza danni alla cosa pubblica. Se avessi affidato lo stesso identico lavoro alla stessa identica persona come “coordinatore” non sarebbe successo niente. Di più: lo stesso “reato” mio non è stato imputato ad altri. Ad esempio Caldoro per l’ospedale della Piana del Sele. Allora? È un reato se uso una parola io e non lo è se la usa lui?»
«Keep calm». Ora fa l’americano, Vincenzo De Luca intervistato anche da Repubblica. «E fantastico questo parlare solo della legge Severino, della Cassazione, della Consulta, della competenza del Tar o del tribunale ordinario. Tutto per distrarre i cittadini dai temi veri, perché i nostri avversari sanno di perdere». Ha il viso tirato dalle centinaia di chilometri al giorno, l’ex sindaco democrat di Salerno, mentre al rush finale gli esplode in mano l’ennesima bomba. Ironizza, ma fatica a simulare un sorriso persino lui, il globetrotter delle urne che aveva cominciato con le primarie (poi rinviate) già ad ottobre, stanco come il suo soprannome di “sceriffo”, e come lo stesso duello contro Stefano Caldoro di Fi che si ripete cinque anni dopo, solo più teso e pesante. Un confronto reso incandescente dal pasticcio della sospensione che pioverebbe sulla testa del governatore di centrosinistra (De Luca è stato condannato in primo grado, per abuso d’ufficio) e che, dopo l ‘annunciata sentenza della Cassazione, passerebbe all’esame e ai tempi non più del Tar ma a quelli – assai meno prevedibili – del Tribunale ordinario. De Luca sbotta: «Prima di un’eventuale stop, avrei comunque il tempo di nominare la giunta e un vicepresidente» .
Chiami Stefano Caldoro, scrive la Stampa, e ti aspetti che abbia l’umore alle stelle. L’umore di un candidato che sente di avere ormai la vittoria in tasca perché il suo avversario, Vincenzo De Luca, è stato azzoppato da una sentenza della Cassazione che renderà ancora più problematica la sua eleggibilità. E invece non canta vittoria. «Guardi – dice il governatore uscente sotto le bandiere del centrodestra – mi creda, in me non c’è alcuna allegria o soddisfazione per questa vicenda. Anzi sono triste e deluso perché abbiamo fatto tanto per dare alla Campania un’immagine diversa in termini di legalità e di conti in ordine nella sanità. L’Istat sostiene che siano una Regione virtuosa, in controtendenza per quanto riguarda il parametro dell’occupazione giovanile. E invece la vicenda De Luca apre un vulnus enorme: se vincesse, ci sarebbe il caos istituzionale. È un caso unico al mondo, è br utto esempio – dice Caldoro – soprattutto in una Regione come la Campania. Che esempio diamo al cittadino al quale chiediamo tutti i giorni il rispetto della legge?».
Infine il commento di Stefano Folli. “Come sempre accede, la «questione morale» è un tema tutto politico. Non è la contabilità un po’ grottesca dei diciassette nomi, o quanti sono, individuati dall’Antimafia di Rosy Bindi e poi non pervenuti fino alla vigilia del voto. La questione morale è altro. Oggi è l’ambiguità della Campania, dove Renzi non può non appoggiare il candidato non eleggibile, De Luca, ma nel momento in cui lo appoggia viene accusato di aver tradito se stesso. Quando il presidente del Consiglio sostiene orgoglioso che «nelle liste del Pd non ci sono impresentabili», si riferisce alla lista dell’Antimafia, ammesso che qualcuno l’abbia letta e trascritta. Ma il problema non è solo questo. E infatti il candidato governatore del Pd, l’efficiente ex sindaco di Salerno, dichiara spavaldo: «Renzi considera superabile la legge Severino» (quella che prescrive i criteri della non eleggibilità per i condannati). De Lu ca tira l’acqua al suo mulino e si fa scudo del premier-segretario. Punta, una volta eletto, a restare in carica per qualche settimana, il tempo di formare una giunta e di passare le consegne a un vicepresidente. Poi ci sarà la decadenza provvisoria, che non è automatica il giorno stesso dell’elezione, in attesa che la matassa venga sbrogliata in sede giudiziaria o più realisticamente sul piano politico. Con una riforma della Severino che tuttavia non potrà essere la priorità delle priorità per il governo e tanto meno per il Parlamento”.