DI ANTONELLA CATRAMBONE
Dopo le manifestazioni in piazza tutti gli Idonei dei concorsi pubblici d’Italia, più di 80 mila secondo le cifre dei sindacati, rappresentati dal Comitato XXVII ottobre, tornano a far sentire la loro voce e scelgono quale interlocutore la più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Proprio in queste ore, il Capo dello Stato, è destinatario di una missiva con la quale si vuole porre all’attenzione del Garante della Costituzione la posizione di coloro che, pur avendo scelto la via della legalità per poter prestare il loro servizio all’interno della Pubblica Amministrazione, vedono svanire definitivamente le loro speranze a seguito di scelte politiche ritenute discutibili.
“Con la legge di riordino delle province e la legge Finanziaria 2015, il Governo, ha previsto il ricollocamento del personale in esubero e in mobilità degli enti provinciali presso altri enti pubblici, imponendo il blocco del turnover e vincolando il bilancio 2015-2016 di tutte le Regioni ed Enti locali ed il divieto per quest’ultimi di bandire procedure concorsuali. La suddetta Legge finanziaria, se da un lato si premurava di prolungare i contratti a tempo determinato dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2018, dall’altro non modificava la data di scadenza delle graduatorie degli Idonei dei concorsi pubblici che rimane ferma al 31 dicembre 2016”. I provvedimenti messi in atto dal Governo pongono dubbi sulla volontà di quest’ultimo di assicurare un futuro agli idonei. “Emerge, infatti, l’evidente volontà del Governo di eliminare le graduatorie dei concorsi pubblici ed aumentare il precariato attraverso la proroga dei contratti a termine: ciò manifesta la volontà politica del Governo di potere – anzi, di volere – fare a meno della meritocrazia e della trasparenza con aggravio inevitabile sul bilancio dello Stato, in quanto dal 2017 nascerebbe la necessità di bandire ulteriori concorsi con nuovi e maggiori oneri per la finanzia pubblica contro ogni principio di efficienza, efficacia e economicità dell’azione amministrativa”.
Gli idonei invocano la validità della legge ed i pronunciamenti della giurisprudenza amministrativa. La 125/2013 (cd Legge d’Alia), che tutelava e tutela gli idonei dei concorsi pubblici, impone lo scorrimento delle graduatorie prima di bandire qualsiasi altro concorso così permettendo loro di acquisire il diritto di essere assunti dalle Pubbliche Amministrazioni in funzione delle necessità e del Piano di Assunzioni: “tale sistema dava e da possibilità (in quanto non abrogata) di tutelare il diritto acquisito dagli Idonei attraverso il concorso pubblico e dall’altra di evitare spese periodiche, ingenti e inutili, per l’espletamento di nuovi concorsi pubblici. Tutto ciò è sostenuto anche in due recenti sentenze del Consiglio di Stato: la sentenza n. 03407/2014 del 04/07/2014 (Sezione VI) e la sentenza n. 04119/2014 del 1° agosto 2014 (Sezione Terza)”.
Gli idonei si appellano alla Carta Costituzionale, quale strumento per l’instaurazione di una società democratica e al principio meritocratico affinchè la porta principale di accesso nella P.A. rimanga il concorso pubblico per scongiurare la possibilità di dare spazio a clientelismo e corruzione.
“Ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, affinché vigili sulla costituzionalità di tali “scelte” e in particolare sull’art. 97 della Costituzione, che recita: Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
Nella lettera vengono ripresi alcuni passaggi relativi al discorso di insediamento, quando il Presidente Mattarella definì il Parlamento organo di interpretazione della sovranità del popolo ed espressione della società al servizio del Paese col compito di operare al fine di superare le difficoltà vissute dagli italiani e realizzare le loro speranze, sottolineando che su questo si misura la vicinanza delle Istituzioni al Popolo. Esplicito il riferimento all’art. 3 della cost. che riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale ed impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne limitano la libertà e l’uguaglianza. “Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito”. Queste le parole del Presidente e questi giovani e meno giovani, sono coloro che stanno attendendo un aiuto ed una risposta che li faccia vivere, dignitosamente, nel proprio Paese.