di LAURA BERCIOUX
Facciamo il punto sulla Campania dei veleni con Lucio Iavarone, a pochi giorni dalle 4 giornate di Napoli dedicate alle tematiche ambientali dove i protagonisti della Terra dei Fuochi, dal dr. Marfella, a Rivezzi, da Don Patriciello alle mamme che hanno spedito migliaia di Cartoline per denunciare la situazione, daranno vita a un confronto a tutto campo, nella sede ISDE dal 26 settembre.
Iavarone, lei è il coordinatore dei comitati della Terra dei Fuochi: a che punto siamo?
“Ormai sono più di due anni che siamo entrati nel vivo di questa battaglia. Il Coordinamento Comitati Fuochi, che oggi raggruppa quasi 70 tra comitati ed associazioni che operano nell’ampia zona di territorio denominata Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta, nasce ufficialmente nel giugno del 2012. Da allora il nostro obiettivo è sempre stato di accendere i riflettori mediatici su questa tragedia che assume tutti i connotati di un genocidio, da noi ribattezzato Biocidio, ed esercitare fiato sul collo delle istituzioni. I risultati sono scarsi. Una legge nazionale inconsistente, una legge regionale largamente disattesa, interventi blandi delle amministrazioni locali, scarso interesse politico sulla questione. Non ci sono risultati concreti verso la risoluzione del problema. In compenso i criminali hanno solo dovuto adattarsi e cambiare strategia, spostando i roghi di rifiuti industriali nelle ore notturne, quando nessuno vigila e le periferie non sono presidiate da nessuno. Le istituzioni ci hanno chiaramente preso in giro. Anche sulla questione dei militari: ne erano previsti fino a 850 unità per due anni e ne sono arrivati 100 per un solo anno. Quindi hanno già finito la loro missioni e non li abbiamo nemmeno visti. Insomma, siamo ancora all’anno zero. Le attività imprenditoriali, in regime di evasione fiscale, continuano indisturbate. Così come la loro pratica illegale e criminale di smaltimento dei rifiuti prodotti. Nulla è cambiato”.
Se dovessero realizzare l’inceneritore, quale sarà la Vostra reazione?
“Dovranno passare sui nostri corpi. Al di là della dimostrazione scientifica della nocività di tale impiantistica ormai obsoleta, abbiamo mostrato quanto sia assolutamente sovradimensionato rispetto alle esigenze della nostra regione. Il fatto che si perseveri su questa strada è solo perché si vogliono favorire le stesse lobbies che puntano al guadagno facile dei finanziamenti dei CIP6 sulla nostra bolletta energetica. Inoltre, hanno probabilmente intenzione di bruciarci anche i rifiuti speciali e pericolosi e chiaramente si guardano bene dal dirlo. La dimostrazione sta nel fatto che spesso, ministri e istituzioni locali, hanno detto che con l’inceneritore avrebbero risolto il problema della terra dei fuochi: una grande bugia. La terra dei fuochi è il fenomeno di smaltimento illegale di rifiuti industriali prodotti in un regime di assoluta evasione fiscale. Così legalizzerebbero lo smaltimento di qualcosa che è stato prodotto illecitamente. Le solite contraddizioni all’italiana. E non sanno nemmeno mentire”.
Che cosa bisognerebbe fare? Qual è la vostra proposta?
“Quali rifiuti? Quelli urbani o quelli industriali? Dobbiamo sempre tenere distinte le due cose se vogliamo capire appieno cos’è veramente la terra dei fuochi e perché con l’inceneritore non si risolve il problema. Fino ad oggi le istituzioni hanno voluto mischiare ad arte, e volontariamente, i due concetti per fare in modo che il primo coprisse il secondo, quello illecito. Per noi i rifiuti urbani si gestiscono con la strategia rifiuti zero, senza la necessità di ricorrere a discariche ed incenerimento. Ci sono tantissimi casi di successo in tal senso. In Campania dobbiamo solo realizzare gli impianti di compostaggio, per il trattamento dell’organico, che non hanno voluto fare proprio per tenere bassa la percentuale di raccolta differenziata dei comuni e giustificare così l’esigenza di realizzare gli inceneritori”.
La morte per cancro del fratello di Don Patriciello conferma il “veleno” di queste terre: come fermare questo eccidio?
“Celebreremo purtroppo ancora tanti funerali della nostra generazione e di quella dei nostri figli. E’ terribile, ma è così. Bisogna invertire la rotta oggi. Chiudere i rubinetti e fare in modo che si blocchi il flusso di smaltimento illecito dei rifiuti industriali. Bisogna delimitare con precisione le zone dove le matrici ambientali sono irrimediabilmente compromesse, inibendole alla coltivazione. Risanare i territori. Da un punto di vista sanitario bisogna fare screening costanti anche in giovane età per cercare di anticipare il più possibile l’insorgere di eventuali patologie”.
Ci sarà un’altra mobilitazione come quella di Piazza del Plebiscito?
“Sì, ne stiamo prevedendo altre nei vari territori che culmineranno in un nuovo 16 novembre, probabilmente la giornata sarà il 15. Le mobilitazioni devono continuare, dobbiamo spiegare alla gente che nulla è cambiato e che siamo stati abbandonati dalle istituzioni che non hanno alcun interesse a risolvere il problema in quanto questo stato di cose gli fa comodo”.
Le quattro giornate di Napoli dedicate ai quattro elementi: terra aria acqua fuoco
“E’ una bella iniziativa organizzata dall’ISDE ,i Medici per l’ambiente, e promossa in prima persona dal prof. Antonio Marfella dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli. Quattro giornate ognuna dedicata ad un elemento primario della nostra esistenza: Aria, Acqua, Fuoco, Terra. Sarà un’altra occasione per diffondere conoscenza e consapevolezza avvalendoci della collaborazione di validi professionisti”.