I risultati delle Elezioni Europee, con 61.272 sezioni scrutinate su 61.592, sono abbastanza definiti, con i dubbi maggiori relativi al superamento dello sbarramento al 4% da parte di alcune liste più piccole. Ma nel valutare chi abbia vinto e chi abbia perso le notizie della serata sono due, una molto grossa e una piuttosto grossa.
PD 40,86%
M5S 21,14%
Forza Italia 16,79
Lega Nord 6,19
NCD 4,37
Tsipras 4,03
Fratelli d’Italia 3,65
Scelta Europea 0,71
Quella grossa è che il PD di Matteo Renzi – e mai la dizione fu più rilevante – ha stravinto, ottenendo un risultato che supererà il 40%. Si pensi che il miglior risultato della storia del PD era il 33% che ottenne Veltroni nel 2008, e che nessun partito aveva mai preso da solo una percentuale così alta alle Europee (nel 1979 la DC arrivò al 36,45%). E si pensi che la maggior parte delle previsioni delle settimane scorse attribuiva al PD percentuali tra il 25% e il 33% al massimo (dopo che i primi exit poll avevano dato al PD il 33%, già quel dato veniva commentato come un successo).
Infine, è raro il caso di un partito di governo che cresca alle elezioni (e in particolari a elezioni da “voto in pagella” come quelle europee): il PD è riuscito a migliorare in una dimensione che nessun altro partito di governo europeo.
La notizia piuttosto grossa è il risultato del M5S, che dovrebbe essere alla fine il 21%, è assai minore delle previsioni e delle aspettative esibite dagli stessi esponenti del M5S, che speravano in percentuali che superassero il 25% e migliorassero il risultato del 2013 alle politiche. Questa sconfitta è aggravata dal grande successo del PD, che alcune ipotesi immaginavano raggiungibile da parte del M5S, e si trova oggi ad avere preso invece il doppio dei voti.
Poi ci sono altre notizie che riguardano tutti gli altri partiti. Forza Italia è calata molto come si prevedeva, ma più di quello che si prevedeva: è intorno al 16%. È vero che rispetto al 2013 ha perso il NCD, che oggi conta un suo 4%, e insieme fanno il 20%: ma l’NCD si presentava ora insieme all’UdC (partito in via di sbricolamento, se non sbriciolato), e nel 2013 comunque il PdL prese il 21,5%, e il risultato sta in un progressivo declino di quel partito.
L’NCD, intanto, è in ballo per superare lo sbarramento e si giocherà su pochi voti l’alternativa tra una sconfitta disastrosa (l’esclusione dai seggi) e una sconfitta forte (appena il 4%). Qualche conseguenza questo l’avrà, sull’alleanza di governo e sul potere contrattuale del gruppo di Alfano, ma probabilmente il successo di Renzi sarà in questo senso ancora più rilevante.
Anche la lista L’altra Europa per Tsipras si gioca intorno alla soglia dello sbarramento l’alternativa tra una sconfitta e un risultato tollerabile: ma non ha molto da festeggiare, comunque, e non ha saputo raccogliere i fastidi a sinistra per il nuovo leader del PD.
Mentre se l’è cavata bene la Lega, che ha sospeso un declino sia elettorale che di andamenti del partito, superando il 6% e tornando a essere il quarto partito. E sarebbe andato anche molto bene il partito di destra Fratelli d’Italia, se non fosse che il risultato – ottimo – non arriva da poco allo sbarramento e quindi non dovrebbe permettere l’elezione di nessun deputato europeo.
Le elezioni europee annientano il progetto montiano nato neanche un anno e mezzo fa: Scelta Europea non arriva all’1%, a sanzione di mesi di conflitti interni e fallimenti vari. Non avevano grandi aspettative i Verdi, e non arrivano all’1%. Idem per la rianimata – ma poco rianimata – Italia dei Valori.
Ora si conteranno i seggi, e si valuteranno le “conseguenze politiche”.
Le indiscrezioni della vigilia che accreditavano il Movimento 5 Stelle di un risultato vicino a quello del Pd, o addiritura superiore, si sono rivelate molto lontane dalla realtà: a risultati pressoché definitivi, i democrat guidati dal premier Matteo Renzi ottengono un risultato senza precedenti, sfondando il muro del 40 per cento. Una prestazione elettorale che consente al Pd di doppiare il M5S: il movimento di Beppe Grillo si ferma al 21 per cento, con una battuta d’arresto sia percentuale sia come numero assoluto di voti rispetto al boom delle Politiche. “Commosso e determinato”, si dice a caldo Renzi su Twitter, nel sottolineare il “risultato storico” del Pd. Il premier confida nel fatto che il voto europeo offrirà nuova linfa per il cammino delle riforme. E per un’Italia “che cambi l’Europa”. Come il presidente del Consiglio avrà modo di spiegare nella conferenza stampa prevista nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Forza Italia non raggiunge il 17 per cento, ben sotto la soglia psicologica del 20 per cento. Può festeggiare invece la Lega Nord, che supera agilmente l’asticella del quorum e si attesta oltre il 6 per cento. Sul filo del 4 per cento Nuovo centrodestra e Udc, che insieme superano il quorum di circa 3 punti decimali. Appena oltre il quorum L’altra Europa con Tsipras, guidata in Italia da Nichi Vendola. Sotto il quorum, invece, Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, al 3,6 per cento. Molto distante Scelta europea: la formazione guidata da Scelta civica non raggiunge l’1 per cento.