
I casi di cronaca tragici come la bambina di 10 anni, morta a Palermo e il bambino di 9 anni a Bari, lasciano dolore e tristezza nei genitori. E non solo. Tristezza e dolore anche per tutti noi. Cosa succede? Vediamo il caso della bambina di Palermo: forse era collegata ad un gioco di “challenge online”, una sorta di sfida per evidenziare la forza a resistere alla morte; il bambino trovato impiccato, forse, voleva imitare qualcuno. Si usano i “forse” perché le influenze dai social sono immediate. I social sono dei potenti motori di azione in una giungla d’asfalto, dove non ci sono regole precise. Le regole le dobbiamo creare noi. Sono le regole della buona educazione, della buona educazione digitale. Dobbiamo aiutare i nostri figli ad usare i social. Gli strumenti tecnologici sono utili per la nostra quotidianità nel senso che in una società dinamica, abbiamo la possibilità di spaziare e di sviluppare il pensiero critico. Di conseguenza, i nostri ragazzi avranno l’opportunità di cogliere la capacità di selezionare i profili e di difendersi da eventuali insidie. Il mondo tecnologico è una innovazione che deve diventare crescita personale. Vediamo i social da questo punto di vista. Senza dubbio, i rischi sono dietro l’angolo, ma noi genitori e non, dovremo essere aggiornati sulle app, sui portali e sulle piattaforme. La navigazione deve essere responsabile. Tutti noi, ragazzi e adulti, insieme, avremo un approccio alla vita virtuale con serenità. Il termine “serenità”, è complicato in questa emergenza Covid, dove prevale l’ansia verso questo nemico che ha travolto le nostre vite. Cosa aggiungere? Mi auguro che prevalga il coraggio. Diego Valeri scriveva: “I giorni, i mesi, gli anni dove mai sono andati?…”. E mi chiedo, dove sono andati?
Rosa Mannetta