B. S. Aliberti Borromeo
Tutino, “ toti in unum” uno stemma raffigurante una mano che stringe un grappolo d’uva, chicci uniti, vicini che rappresenta il borgo , uno dei più antichi della provincia di Lecce. Ed è proprio questa unità che porta la sua popolazione a rivendicare lo splendore del proprio paese, ricco di storia e cultura, per non parlare delle splendide tradizioni della civiltà leccese. Tutino, piccolo puntino sulla carta geografica annota una antica storia databile al VI-I secolo A.C sulla cui’antica strada romana detta “ Ziccavie” sono stati ritrovati reperti in ceramica risalenti all’Età Repubblicana; strada che aveva come punto di riferimento un menhir preistorico, oggi ancora visibile di circa 130 cm di altezza, poi denominato di San Leonardo, proprio perché nelle vicinanze sorgeva una cappella dedicata al santo, demolita verso la fina del XIX secolo,che testimoniava il passaggio dei crociati verso la Terra Santa. Silente, impetuoso, austero, il borgo è sovrastato dal castello dei Trane, oggi fatiscente, ammantato da sterpaglie, abitato da topi, serpi e insetti d’ogni genere, frutto del tempo, dell’incuria, dell’indifferenza dell’uomo.
Nato come fortezza di stampo federiciano databile al XII, dimostrato dalle basi scarpate intervallate da nove torri ( oggi ne rimangono solo cinque) e difeso da un ampio fossato, anticamente alimentato forse dalle acque sorgive, il castello di Tutino, passato poi ai Trane, risale certamente al 1275, quando re Carlo D’Angiò consegnò le terre circostanti alla rocca alla famiglia normanna di Guglielmo Pisanello, istituendo uno dei feudi più proliferi della Puglia.
Passato quindi ai Trane nel XVI sec, il proprietario , don Luigi Trane nel 1578, fece costruire il proprio palazzo in stile catalanodurazzesco, ingentilito al primo piano da nove finestre decorate con motivi floreali recanti motti scritti in latino, mentre al piano terra è ancora visibile lo stemma nobiliare dei Trane recante la scritta Fortis Ferox Fertilis sovrastata da un drago alato e rivoltato mirante una stella a otto raggi che sostiene con la zampa destra la testa di un toro e quella sinistra un libro.
Successivamente passò nelle mani della famiglia Gallone, fino a giungere alla famiglia Caputo che ne destinò gli ambienti alla lavorazione del tabacco.
Si tratta di un patrimonio di inestimabile bellezza e valore storico, già segnalato diverse volte alle autorità e al FAI, ma l’incuranza e la superficialità delle amministrazioni hanno contribuito al pieno degrado della struttura. Nel 2009, l’allora studente Civino Cosimo, presentò come tesi di laurea Analisi Critica e linee d’intervento per il castello di Tutino, presso il politecnico di Torino, ma la bellissima tesi non fu presa in considerazione; oggi la popolazione tutta, le autorità locali, gli amanti e appassionati di storia e arte di Tricase chiedono attenzione per il restauro e la rivalutazione del proprio castello, al fine di ridare dignità a quel valore storico che ogni pietra di quella struttura evoca.