B.S. ALIBERTI BORROMEO
Il 15 maggio ha preso il via il cinquantunesimo ciclo di spettacoli classici in programma al Teatro greco di Siracusa, fino al prossimo 28 giugno. Prima opera “Le Supplici” di Eschilo per la regia di Moni Ovada, interprete egli stesso nel ruolo di re Pelasgo. A causa della loro struttura combinata sul dialogo tra coro e un solo attore, questa tragedia è considerata, il più arcaico dei drammi, e con la scoperta del Papiro di Ossirinco, appare certo che la prima rappresentazione avvenne ad Atene nel 463 a.C, in un momento cruciale della politica ateniese che la vedeva combattuta tra la riforma di Efialte e la condanna di Temistocle, profugo ad Argo dopo l’ostracismo. La vicenda è lineare: Danao,figlio re dell’Egitto, chiede protezione per se e le sue figlie a Pelasgo, re di Argo, il quale rimette la decisione al suo popolo che decreta all’unanimità l’accoglienza, tema attuale specie per la Sicilia.
“Ifigenia in Aulide”di Eschilo è diretta da Federico Tiezzi il quale ha reso omaggio a Pasolini e al mondo senza retorica dei giovani. E’ una Ifigenia nuova quella messa in scena dove si sottolineano le tre trasformazioni della donna che pensa una cosa e subito ne mette in atto un’altra, una donna che da piangente e timida, diventa spavaldamente un eroina , passando da bambina a donna razionale e decisa fino ad essere esaltata e delirante prima della morte. Il finale è a dir poco geniale: la donna è come fosse in preda ad un delirio di onnipotenza e di esaltazione assoluta, Ifigenia è alla ricerca di una identità e in preda all’euforia e al rapimento dei sensi si lascia morire. Toni anche ironici che strappano un sorriso, specie nei dialoghi tra Clitemnestra e Achille che appare come un teenager sbruffone, ma il vero senso della rappresentazione è dato dai toni femministi di Euripide e dalla prevalenza dei giovani sui vecchi:il mondo dei vecchi Agamennone, Menelao, e dello scanzonato Achille vengono demitizzati dalla giovane donna che in un gesto coraggioso si ammazza per la sua patria, diventando l’eroina del futuro.
A Paolo Magelli la direzione di “Medea” di Seneca; una donna che ha subito violazioni, per certi versi incolpevole, succube di Giasone, una madre che alla fine si uccide. Questa di Magelli è una Medea che cerca uno Stato giusto, una donna con una grande conoscenza politica, di cultura con una componente anarchica che non accetta nessun tipo di potere; è la donna che rifiuta di integrarsi e asserisce: “Assai peggio della morte è diventare vecchi”.
Cast di qualità tra cui Valentina Banci (Medea), Sebastiano Lo Monaco (Agamennone), Lucia Lavia (Ifigenia) e ancora Elena Ghiaurov , Marco Guerzoni, Daniele Griggio e molti altri che danno vita a personaggi antichi nella storia ma sempre attuali.