Luigi Di Maio cerca di abbassare i toni di una polemica che ha suscitato le proteste di tutta l’opposizione, la presa di distanza dell’alleato Salvini e l’ira del governo francese: «Quanta ipocrisia, il popolo francese chiede un cambiamento e un maggiore ascolto delle proprie esigenze». Ma gli strascichi del suo annuncio sul sostegno che il M5S è pronto a dare al movimento dei gilet gialli francesi soprattutto in vista delle elezioni europee qualora presentassero liste sono ancora pesanti. E le reazioni indignate o gelide: quella della Francia, dell’Europa e perfino degli stessi gilet gialli, che sembrano rifiutare la mano tesa. Ieri a Bruxelles il ministro degli Esteri Enzo Moavero ha incontrato la collega ministro degli Affari europei Nathalie Loiseau, che aveva risposto immediatamente al vicepremier italiano con un tweet («Salvini e Di Maio imparino a fare pulizia a casa loro») e che in mattinata aveva ribadito come «ogni governo » debba avere «la priorità di occuparsi del benessere dei suoi concittadini: non penso che i gilet gialli abbiano a che fare col benessere degli italiani». Frasi che confermano la forte irritazione di Parigi, e la necessità dell’incontro chiarificatore richiesto dalla stessa Loiseau. L’accusa di entrare in fatti che non lo riguardano arriva a Di Maio dallo stesso movimento di protesta francese, che si dissocia dall’abbraccio: «Se devo dirla tutta penso che l’Italia sia l’Italia e la Francia sia la Francia: non siamo lo stesso popolo, penso che quella del vostro vicepremier sia un’ingerenza negli affari interni del nostro Paese» dice Jacline Mouraud, la «pasionaria» ex portavoce della cosiddetta ala moderata dei gilet gialli. Il Movimento rischia grosso, se è vero che ad essere disponibili all’alleanza per la prossima legislatura Ue è solo una manciata di partiti. Il tempo stringe, si vota il 26 maggio e ad oggi l’M5S è senza compagni visto che gli attuali soci, lo Ukip di Nigel Farage, causa Brexit non torneranno a Strasburgo. Per mettere in piedi un nuovo gruppo Di Maio ha bisogno di alleati (che ovviamente vengano eletti) in almeno sette paesi dell’Unione. Ma stando alle indiscrezioni che arrivano dalla pancia del Movimento, la soglia rischia di non essere raggiunta. Intervistato dal Il Fatto Quotidiano Luigi Di Maio nega di aver aperto ai Gilet gialli per distogliere dai problemi italiani. “No. Sto formando un gruppo per le Europee. E nei prossimi giorni incontrerò anche alcuni dei Gilet gialli. Stiamo organizzando un contatto, di certo con la parte che crede nell’impegno politico non violento. Se vogliono candidarsi alle Europee, io intendo spiegare loro che gruppo vogliamo creare. Non capisco però: Macron può lavorare ad alleanze in Europa, mentre io facendolo commetterei  lesa maestà?”. E sul caso Carige spiega che “non è un salvataggio, è una nazionalizzazione”.