Un gesto da “capopopolo”. Con il quale ha benedetto “la protervia” dei No Tav. Di questo, secondo la procura di Torino, si e’ macchiato Beppe Grillo il 5 dicembre 2010 quando ha visitato la baita-simbolo costruita abusivamente in Valle di Susa in un terreno di proprieta’ di un attivista, ma dove in seguito si sviluppo’ il cantiere della Torino-Lione. Oggi, davanti al tribunale del capoluogo piemontese, i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino hanno chiesto per “l’imputato Giuseppe Grillo” nove mesi di reclusione e duecento euro di multa, aggravando il conteggio con la “recidiva” dovuta a una vecchia condanna per diffamazione. Per il papa’ del Movimento 5 Stelle si profilano altri guai con la giustizia.
A suo carico sono state presentate una decina di denunce in altrettante citta’ italiane (come per esempio Teramo) per “istigazione di militari a disobbedire alle leggi”: a dicembre, in occasione delle proteste dei Forconi, aveva invitato le forze dell’ordine, con una lettera aperta ai vertici di esercito, polizia e carabinieri, a non proteggere i politici. Alcune procure hanno iscritto il nome di Grillo nel registro degli indagati, poi hanno trasmesso le carte a Genova, dove i magistrati stanno valutando, per ora, alcune complesse questioni legate alla competenza per territorio.
Nel processo torinese Beppe Grillo deve giustificare un’iniziativa con cui volle manifestare la sua vicinanza al popolo No Tav. “Ragazzi, siete degli eroi”, disse quando vide la baita spuntare in quell’angolo della Valle di Susa fra montagne, boschi, neve e ghiaccio. Varcare la soglia della baita, che gli attivisti avevano completato sfidando i provvedimenti di sequestro “con protervia nei confronti dello Stato”, significava commettere una violazione di sigilli: mentre saliva al presidio, Grillo venne avvertito da un ufficiale dei carabinieri, lo fece lo stesso.
E ora divide l’accusa con altre venti persone che avevano preso parte alla costruzione. Compreso il leader storico del movimento, Alberto Perino, che quel giorno venne inquadrato dalle telecamere mentre, al fianco di Grillo, disse “rischiamo la galera ma non ce ne frega niente”. I pm hanno chiesto quattro assoluzioni e, per il resto, condanne comprese fra i sei e i diciotto mesi. Gli avvocati, nel corso delle prossime udienze, proveranno a calare un asso: le pacifiche dimostrazioni dei No Tav, dirette contro un’opera inutile, costosa e dannosa, non sono punibili (qui si invoca un articolo del codice penale) se le autorita’ pubbliche travalicano, come secondo i difensori succede di continuo al cantiere del Tav, i limiti del loro potere.
La sentenza e’ prevista in primavera. Per adesso Grillo incassa la solidarieta’ di una parte del mondo politico. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, parla di “criminalizzazione del dissenso”; Antonio Di Pietro, esprime “rispetto per i magistrati” ma si augura che le toghe sappiano “distinguere tra chi fa legittima opposizione, come nel caso di Beppe Grillo che ha dichiarato il suo no alla Tav e chiesto ai poliziotti di non usare le maniere forti, e chi, pur condannato in via definitiva per aver rubato agli italiani, oggi vuol fare il salvatore della patria”. Laura Castelli, deputata piemontese del M5S, commenta cosi’: “Quel giorno in Valle eravamo in tanti. Condannateci tutti”.