Sarà stata superstizione o meno, ma Beppe Grillo si era preparato al peggio. Assieme agli strateghi della Casaleggio Associati aveva pronti due post per il blog. Non si sa mai: uno in caso di vittoria del SI, uno per la vittoria del No. «Quello del SI è molto più efficace, è bellissimo» scherzavano durante il pomeriggio. Alla fine hanno pubblicato l’altro. Quello del trionfo. La vittoria del No ha tanti padri che vogliono intestarsela, ma se c’è un vincitore nell’allegra e colorata ciurma che ha dato l’assalto a Matteo Renzi, questo è senza dubbio Grillo e il M5S, il partito che ha costruito una narrazione opposta a quella del premier e che sulla motocicletta di Alessandro Di Battista è partito da lontano, prima di chiunque altro. Ma Grillo tira un sospiro di sollievo a metà. La festa è scontata e dovuta, le dichiarazioni entusiastiche perché il M5S è passato all’incasso della «sua» vittoria. Grillo si lascia andare all’euforia poco prima della mezzanotte, quando arrivano le seconde proiezioni. Fino a quel momento nessuno nel M5S, nemmeno Di Battista e i due capigruppo giunti alla Camera con lo staff della comunicazione, ha voluto commentare gli Exit poll che pure segnavano il lungo sorpasso del No.