«Così non va bene. I nostri valori si stanno annacquando in quelli della Lega». È la sera del 27 giugno scorso e a parlare, seduto a un tavolo della terrazza dell’hotel Forum, a Roma, è Beppe Grillo. Seduto sul lato opposto del tavolo, invece, c’è il suo prediletto, Luigi Di Maio. Si discute di scelte comunicative, delle priorità del Movimento 5 stelle e del rapporto con l’alleato di governo. Ma il figlio ha deciso di non ascoltare più il padre. Di Maio risponde, rivendica le sue vittorie, i toni della discussione si fanno più duri, fino a quando non si arriva a un soffio dal litigio. E così, al momento del congedo, i due decidono di non rendere pubblico l’incontro. «Grillo teme di aver perso il controllo del Movimento, la sua creatura, ma non vuole rompere con Di Maio, vuole solo raddrizzare la direzione», spiega una fonte molto vicina al comico genovese. Per farlo, la mattina seguente convoca su quella stessa terrazza il presidente della Camera Roberto Fico e la sindaca di Roma Virginia Raggi. Le fotografie dell’incontro, questa volta, inondano i social: «I miei ragazzi», scrive Grillo a corredo dei suoi post. C’è bisogno di una voce nel Movimento che non sia appiattita su quella di Salvini», concordano i tre. Ed è in quel preciso momento che nasce il fronte «movimentista». Lo scontro tra le due idee deflagra con la questione migratoria. Nel corso dei suoi consueti viaggi istituzionali, Fico inizia a criticare la decisione di chiudere i porti, a gettare un faro sull’aspetto umanitario dell’accoglienza, si spende per una politica inclusiva. E così facendo, riprende in mano le redini della corrente parlamentare ortodossa, l’anima di sinistra del Movimento. Una copertura politica pesante, quella del fondatore, di cui gode anche Raggi. La sindaca di Roma ha un impatto comunicativo minore rispetto a Grillo e a Fico, ma può contare sul governo della Capitale. Per questo, affida all’assessore al Sodale Laura Baldassarre il compito di costruire un modello di accoglienza concreto e alternativo a quello del governo, offrendosi persino di «mostrarlo a Salvini», come dichiara in un’intervista al Fatto quotidiano. È un fuoco incrociato al quale si unisce anche Grillo, che torna a lanciare idee politiche forti, provocatorie, e ad ogni messaggio costringe Di Maio e i suoi fedelissimi a prendere le distanze dal fondatore