di Vincenzo Musacchio*
A seguito di minuziose indagini della Procura della Repubblica di Firenze finisce in manette anche un alto dirigente del Ministero dei Trasporti. I magistrati precisano che si sono trovati di fronte ad un articolato sistema corruttivo. I carabinieri del Ros, appositamente delegati, hanno eseguito a Roma e Milano un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di alcuni indagati per corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione.
Sembra che siano in corso in diverse regioni italiane, perquisizioni di uffici pubblici e società riconducibili ad oltre sessanta indagati. Al centro delle corpose indagini, la gestione illecita degli appalti delle cosiddette “Grandi Opere” che coinvolge dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti, ed imprese esecutrici dei lavori. Tra gli arrestati anche Ercole Incalza, dirigente del ministero dei Lavori pubblici. Per circa quindici anni è stato il manager unico delle Infrastrutture. Dopo essere entrato in carica nel 2001 sotto il governo Berlusconi è passato per sette diversi governi restando sempre in carica: da Prodi al nuovo Berlusconi, da Monti a Letta fino a Renzi. Ora è finito in carcere.
E’ l’ennesima conferma di come le cosiddette “Grandi Opere” in Italia hanno solo portato corruzione, infiltrazioni mafiose, sprechi e distruzione dell’ambiente. La miglior risposta del Parlamento a questo ennesimo scandalo non può non essere l’immediata approvazione della nuova legge anti-corruzione ferma da due anni. Occorrono misure efficaci ed urgenti da approvare immediatamente: non c’è più tempo se si vuole salvare questo Paese!
*Direttore della Scuola della Legalità “Don Peppe Diana” di Roma e del Molise