Per quindici mesi il reddito di cittadinanza lo hanno triturato con il laser, sfoderando tutto l’arsenale a disposizione per sottoporlo al fuoco di fila delle critiche e delle polemiche: è una misura puramente assistenziale, dicevano, concepita dal M5Stelle apposta per premiare la sua base elettorale – il Mezzogiorno -, dove il consenso si gestisce ancora con politiche clientelari. Parliamo del Sud, ragazzi: la terra del familismo amorale.
E a chi sosteneva che il Paese riparte se crescono i consumi, che gli 80 euro al mese di Renzi non erano da meno (se proprio vogliamo parlare di assistenzialismo), loro ripetevano come un mantra tibetano: i problemi sono altri, ommm. Che l’economia reale, ommm. Che le imprese produttive, ommm…
Ebbene sono stati accontentati. Nelle linee di programma del governo Conte 2 il reddito di cittadinanza è sparito. Il termine “reddito” non compare mai, la parola “cittadinanza” risulta abbinata solo all’aggettivo “digitale”, che è proprio tutta un’altra roba. Sparito! Nemmeno di striscio lo si nomina. E allora?
Allora, guarda un po’, oggi il problema diventa un altro. Non le cose da fare, come migliorare, cosa evitare. Ma quale? Per il nord a trazione leghista, orfano di Salvini, il problema è… che ci sono troppi meridionali nel nuovo governo.
Il mantra si ormai è diffuso come i funghi dopo la pioggia. Non c’è testata, anche del Sud, che non se ne sia occupata.
Ma proviamo a fare qualche verifica per vedere come stanno le cose.
- IL SUD – Oltre al premier Giuseppe Conte che è pugliese, sono nati nel Sud undici ministri su ventuno, è vero. I siciliani sono 3: Alfonso Bonafede (Giustizia), Peppe Provenzano (Mezzogiorno), Nunzia Catalfo (Lavoro). I campani uno in più: Luigi Di Maio (Esteri), Sergio Costa (Ambiente), Enzo Amendola (Affari europei) ed Enzo Spadafora (Giovani e sport). I pugliesi 2: Francesco Boccia (Affari regionali) e Teresa Bellanova (Agricoltura). Idem i lucani: Roberto Speranza (Sanità) e Luciana Lamorgese (interno).
- NORD – I ministri settentrionali sono 8, ma dove mettiamo i ministri nati a Roma che sono 2, e cioè Roberto Gualtieri (Economia) e Lorenzo Fieramonti (Istruzione)? Per qual emotivo li dovremmo ritenere espressione del Mezzogiorno anziché, più propriamente, del Centro Nord?Dicentano 10 quindi, uno appena in meno.
- BALANCE – Ancora, facendo il balance tra le deleghe pesanti e quelle senza portafoglio, vediamo che al Sud vanno 7 ministeri di prima fascia, ma al Centro Nord?Appena 1 in meno. Nel gruppo dei ministri senza portafoglio, poi,la situazione si ribalta: sono 4 del Nord e 3 del Mezzogiorno.
- FUORI – Restano infinea secco 3 regioni del Centro (Toscana, Umbria e Marche) e 1 settentrionale: la Liguria. Ma anche 3 regioni del Sud:Abruzzo, Calabria e Sardegna.
PIL e NORD
Ci sarebbe poi un altro ragionamento da fare, su basi più concrete e solide. Siamo tutti convinti che l’Italia è stata una potenza industriale in crescita fino, grosso modo, alla crisi finanziaria 2008? E che invece da quella data ha imboccato una parabola di crescita insufficiente alternata ad anni di stagnazione?
Diamo uno sguardo alla serie storica. Scopriamo che gli anni peggiori per il Pil reale italiano sono stati :
- il 2008 (- 1,1)
- il 2009 (-6,6%)
- il 2012 (- 2,8)
- il 2013 (-1,7)
E chi c’era al governo della nazione in quegli anni?
Romano Prodi lascia a metà 2008. E’ emiliano.Gli fa seguitoSilvio Berlusconi fino al 2011: un milanese. E infine Mario Monti (fino ad aprile 2013), che è nato a Varese. Tre volti della classe dirigente ben radicata nel profondo Nord.
Abbiamo già rammentato che per trovare un meridionale tra i primi ministri italianibisogna risalire a Ciriaco De Mita da Nusco, che era anche segretario della Dc. Correva l’anno 1988, un’era geologica fa (e ho detto tutto).
Claudio D’Aquino