Tanti giovani non conoscono la figura del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, non sanno che quella strage diede inizio ad una serie di attentati che negli anni a venire provocarono tantissimi morti. Da quel barbaro omicidio però iniziò anche la “vera” lotta alla mafia che toccò il suo culmine con le indagini di Falcone e Borsellino e la sua fine con le relative stragi in cui rimasero vittime i due magistrati. Questo periodo orrendo della storia d’Italia deve essere l’occasione per riaffermare ancora una volta e con convinzione i valori di legalità e onestà.
Il ricordo di Dalla Chiesa, e di quanti hanno sacrificato la propria vita per la lotta alle mafie, deve costituire un esempio per i tantissimi giovani che non hanno avuto la fortuna di poterlo conoscere. E’ questo il nostro dovere: promuovere la cultura della legalità ricordando le persone che per essa hanno perduto la vita. Un dovere che mettiamo al centro dell’impegno verso tutti i cittadini e in particolare verso i giovani. Su questo assassino ci sono ancora molti punti oscuri.
Condivido a tal proposito il pensiero di Saverio Lodato: “dopo 33 anni forse sarebbe giunto il momento di dire che Carlo Alberto dalla Chiesa venne assassinato dalla tenaglia congiunta dello Stato-Mafia e della Mafia-Stato che avevano tutto l’interesse, a Roma come a Palermo, di vederlo morto. Troppo a lungo, infatti, è durata la stucchevole bagatella che ha fatto da colonna sonora in questi decenni di un Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso dalla mafia. La mafia, certo, fece la sua parte. Ma quella strage rappresentò molto di più”.