10389547_10205400488642422_1722726416498313166_nEra un divo/non divo Umberto Bindi, cantautore di scuola genovese che ha mosso i primi passi nella musica negli anni ’60 ed ha abbandonato le scene e questo mondo nel 2002, dopo aver subito sulla propria pelle l’omofobia di un mondo mediatico che non era ancora pronto, nella seconda metà del secolo scorso, e forse nemmeno oggi, ad abbracciare le interpretazioni di chi non aveva paura di mostrarsi esattamente come fosse. Gianmarco Cesario ed Antonio Mocciola hanno pensato di omaggiare una figura così importante, ma così trascurata del panorama musicale italiano, con uno spettacolo intitolato “Gli amici se ne vanno”, grazie alla regia e all’interpretazione di Massimo Masiello.
In conferenza stampa i due autori hanno ricordato come negli anni ’70 non facesse scalpore una figura come quella di Renato Zero, all’epoca vestito spesso di tutine aderenti e colori sgargianti, ma quanto creasse problemi considerare una dolce melodia come quella de “Il nostro concerto” dedicata ad un altro uomo: Umberto Bindi è un personaggio misconosciuto ai più e andava doverosamente ricordato attraverso un’operazione che è stata notata anche da Massimo Artesi, ultimo compagno di Bindi ed attuale erede, che ha deciso di omaggiare lo spettacolo di un racconto inedito scritto da Bruno Lauzi, caro amico della coppia, in forma assolutamente esclusiva. Gennaro Romano si è occupato delle musiche, quelle immortali di Bindi che possono essere attualissime anche oggi, quanto meno come tematiche, soffermandosi sull’orchestralità di ogni pezzo che, l’autore, voleva sempre ben lavorato anche a livello strumentale.
Massimo Masiello, protagonista de “Gli amici se ne vanno” ha subito accettato con entusiasmo la proposta di Cesario e Mocciola tuffandosi nel mondo di Bindi con garbo e rispetto, andando a raccontare nello spettacolo molti episodi di vita del cantautore, esistenza di certo non facile, a cominciare dall’omicidio della madre, fino alle porte sbarrate per l’omofobia dilagante, intervallando il tutto con brani, più o meno noti, pescati dal ricco bagaglio musicale dell’artista, da canzoni conosciute come “Arrivederci” fino alla toccante “Io e il mare”, passando anche per “Letti” che ha sancito la sua ultima esibizione al Festival di Sanremo accompagnato dai New Trolls. “Gli amici se ne vanno” è un sensibile e doveroso omaggio ad un artista che non ha avuto una vita fortunata e semplice e che, anche alla sua morte non ha mai ottenuto quella visibilità che avrebbe certamente meritato.

Ecco un ricordo inedito di Umberto Bindi firmato da Bruno Lauzi.

Questo titolo ha un suo perché, come tutti gli artisti Umberto aveva un problema: gli ascolti durante  i concerti; lì il mugugno raggiungeva vertici insperati perché pretendeva più qualità che quantità; mitico era il suo bisbigliare durante il concerto: “metti l’eco  leva l’eco”; il problema è che l’eco aveva la stessa funzione che per certi paesaggisti ha quel fondo celestino che più tardi diventerà il cielo del dipinto, una figura retorica ma sostanziale del suo mondo. Umberto si sentiva un ospite indesiderato in questo tempo musicale, le sue melodie tendevano al sublime; il problema dell’artista non è essere moderno ma eterno. Umberto veniva dall’eterno e all’eterno tendeva e vi avrebbe teso sempre. Era impreparato alle battaglie e attrezzato al sogno ecco perché disprezzò sempre chi incontrando il suo sguardo rimarcava la sua assenza di corporalità. Umberto Bindi non è morto perché in senso terrestre non è mai esistito