Oltre tremila agricoltori pugliesi coni loro trattori hanno riempito, questa mattina, piazza Prefettura a Bari, colorandola di arancione come i gilet che indossavano, il colore della protesta contro il governo nazionale e la Regione Puglia. I “gilet arancioni” chiedono il riconoscimento dello stato di calamità dopo le gelate di febbraio 2018, interventi mirati e decisi contro la xylella (“seguendo la scienza e non i santoni”) e lo sblocco delle risorse del Psr (“impantanato tra mille rivoli burocratici”).”Sarebbe un grandissimo segnale di cambiamento se il ministro Centinaio venisse a Bari, non a parlare con una delegazione dei gilet arancioni o col portavoce, ma con tutti gli agricoltori. In alternativa siamo pronti ad incontrarlo insieme a tutte le altre delegazioni che riterrà di invitare ma in una data diversa da quella di domani”, ha detto Onofrio Spagnoletti Zeuli, portavocedei Gilet Arancioni.”Ci sono oltre tremila persone, uomini e donne della terra, chesi sono uniti spogliandosi di qualsiasi identità e sposando solol a causa della terra. Ringraziamo il ministro Centinaio per averci invitato domani a Roma – ha continuato Spagnoletti Zeuli -ma non parteciperemo all’incontro perché non intendiamo prestare il fianco a chi organizza, guarda caso proprio domani, un’altra sceneggiata dopo quella del 31 dicembre sotto la Regione Puglia,stavolta proprio sotto il Ministero luogo dell’incontro, per prendersi meriti che proprio non ci sono e per issare ancora una volta la bandiera dell’arroganza alla faccia dei problemi veri degli agricoltori e degli Olivicoltori pugliesi. Per tutti noi vengono prima e sopra ogni cosa i problemi degli agricoltori, poi le bandiere e le sigle”, ha concluso.Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha incontrato il Coordinamento Gilet Arancioni e i sindacati nella sede della Presidenza: “La Regione Puglia – ha detto – sostiene tutti gli olivicoltori pugliesi che chiedono aiuto al Governo nazionale per fare fronte ai danni gravissimi che le gelate dell’anno scorso hanno provocato alla produzione olivicola più che dimezzando il raccolto, le giornate di lavoro”.