Alfio Lisi
Non si può e non si dovrebbe, se fossimo in una regione normale che ha rispetto verso i suoi beni culturali e paesaggistici, trasformare il settecentesco Orto Botanico di Palermo, già in uno stato visibile di decadimento , in una fiera del libro, ovviamente con tutto il rispetto per l’editoria! Il problema ovviamente non è da vedere nell’iniziativa pregevole in sé, peraltro anche per tale motivo che mi trovavo con Antonella a Palermo, ma nel fatto che i suoi numerosi stand e la massa di visitatori (che fa piacere vedere in queste iniziative) hanno di fatto, anche se involontariamente anche in quanto l’Orto era considerato una location espositiva e non come tale, violato la ‘sacralità’ quello che è per antonomasia un museo vivente ovvero un patrimonio culturale e botanico/architettonico, protetto dalla normativa vigente nazionale e internazionale, e dunque ancora più delicato di quelli in pietra come le zone archeologiche. L’impatto che ho potuto vedere direttamente sul verde e sul suolo dell’orto, tra i più belli e i più forniti di piante esotiche d’Europa, è stato tremendo, anche in considerazione del fatto che non vi erano né vi poteva essere una sorveglianza estesa per l’intero perimetro, e l’impianto botanico in primis ne ha subito le inevitabili e più che prevedibili conseguenze (per non parlare di rifiuti sparsi a terra e di liquidi di stand gastronomici scaricati nelle aiuole).
Vorremmo scusarci per il nostro piccolo contributo negativo, forse in quanto consapevoli del delicato ecosistema in cui ci trovavamo così come tanti altri, all’ inevitabile depauperamento che siamo certi , o meglio speriamo, non verrà qui replicato (trovandosi un sito più idoneo e ad impatto zero per l’editoria da ripetere più volte l’ anno) sperando nel ritrovo di una sensibilità culturale, che forse non si studia del tutto nei libri, che purtroppo chi ci governa non ha ancora appreso del tutto.
Vorremo pure ringraziare chi ci ha donato del suo prezioso tempo da ricercatore botanico per farci da ‘cicerone’ ( e stimolo di queste mie considerazioni) all’interno dell’orto botanico e l’associazione palermitana “Ecomuseo Mare Memoria Viva” che ha organizzato il percorso fino ad arrivare al borgo marinaro di Sant’Erasmo trasformato in discarica dalle macerie dello scempio edilizio del ‘sacco di Palermo’che rase al suolo numerose ville liberty (forse sacrificio inutile?) nella speranza che il borgo possa essere ( e questo è anche l’impegno dell’associazione e di tutti noi) riqualificato e ridato all’uso civile e balneare dei palermitani e non.