di LAURA BERCIOUX
Titti Marrone, giornalista, scrittrice, nel suo libro, Meglio non Sapere, racconta una storia drammatica. “E’ come una favola nera – spiega nell’intervista a ilSudonLine – dalla realtà rovesciata,dove gli adulti, che dovrebbero rassicurare e proteggere i bambini, sono aguzzini. E’ la storia delle due più giovani italiane sopravvissute ad Auschwitz, del loro cuginetto, vittima di un medico nazista, di famiglie distrutte per sempre. Dimostra tra l’altro che il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, non c’è un happy end ma l’inizio di nuove sofferenze”.
Com’è nato questo libro e come ha influito il suo mestiere di giornalista?
“Un giorno venne da me in redazione Mario De Simone, un uomo nato nel ‘48 e visibilmente scosso. Fu lui a consegnarmi il primo tassello della storia, raccontandomi di questo bambino, Sergio, il fratellino che non aveva mai conosciuto. Sergio era stato deportato ad Auschwitz a 6 anni, con la mamma Gisella, con due cuginette, Andra e Tatiana, quattro e sei anni, e con altri familiari. Nove persone in tutto. Sua madre Gisella era sopravvissuta al lager, come pure le due bimbe, tornate a casa due anni e mezzo dopo la deportazione e dopo incredibili vicissitudini. Sergio non era tornato, ma sua madre Gisella lo aveva continuato a cercare, certa che fosse vivo. E anche Mario era cresciuto sicuro che quel fratellino dovesse essere da qualche parte, ormai uomo adulto. Quando venne da me, fu sulla scorta di una scoperta: dopo tanti anni, aveva saputo che suo fratello era stato ucciso in seguito a esperimenti medici fatti su lui e altri 19 bambini. E sua madre, che pure a metà anni Ottanta era stata informata di tutto, aveva continuato a credere che fosse vivo. Aveva preferito non sapere. Da allora, ho incontrato le due sorelle, Andra e Tatiana, mi sono fatta raccontare la loro storia e ho costruito il mosaico dell’intera vicenda. Un lavoro di ricerca e analisi sul tema della memoria che mi ha profondamente coinvolta e arricchita sul piano umano e professionale”.
I fatti di Parigi hanno cambiato il livello di attenzione al terrorismo e ancora una volta, gli ebrei sono stati presi di mira
“Come sempre. Quando c’è un punto nevralgico nella storia umana, quando c’è una tensione da qualche parte sullo scacchiere mondiale, si cerca il capro espiatorio. E troppo spesso lo s’identifica nell’ebreo, E’ una storia antica e ciclica, purtroppo, attestata dalle stesse Sacre scritture”.
La satira,secondo lei, deve avere un limite?
“Non per legge, no. Non credo che si possa rinunciare alla libertà di espressione, mai. Ma ci vorrebbe una sorta di autoregolamentazione interiore. Non dico un’autocensura, ma la capacità normativa di un rispetto etico in grado di indurre chi opera nella comunicazione a non formulare offese, di non irridere ciò che per altri è sacro: in questo, Papa Francesco coglie un aspetto vero. Non dimentichiamo come tutti protestammo quando Calderoli indossò la Tshirt con le vignette anti-Islam, e come i disordini che ne seguirono nei Paesi arabi provocarono dei morti”.
La sproporzione tra l’attenzione dell’occidente alle azioni israeliane rispetto a quella dimostrata verso i tanti eccidi in varie parti del mondo, evidenzia una crescita dell’antisionismo.
”Non direi: la politica di Netanyahu è molto aggressiva e discutibile, spesso contestata e difficile da accettare per gli stessi cittadini israeliani, com’è attestato dalla recente presa di posizione di Yehoshua, Grossman e altri scrittori.Vedrei piuttosto, più che l’antisionismo, il pericolo dell’antisemitismo, e lo vedrei in altre cose: per esempio, nel dilagare di partiti xenofobi, nel tema stesso dell’odio per l’altro che, per estremo paradosso, arriva ad assumere come bersaglio anche i nemici degli ebrei e il mondo arabo. Perché la realtà è sempre infinitamente più complessa di come la immaginiamo”.