“È il più importante disarmo in dieci anni, più importante di quella che sta avvenendo in Libia”. Con queste parole il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha annunciato in audizione alle commissioni Esteri e difesa di Camera e Senato, che sarà il porto di Gioia Tauro quello in cui transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria. Insieme a lei, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e il direttore generale dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), Ahmet Uzumcu. È stato proprio Lupi a confermare il nome del porto, che dovrebbe accogliere temporaneamente circa 560 tonnellate di sostanze chimiche tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Gli agenti arriveranno in Italia a bordo di una nave danese e nel giro di 48 ore saranno trasferiti sull’americana Cape Ray. Più di un dubbio sull’operazione è stato sollevato dal sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, il quale ha dichiarato alla stampa che “a me non hanno comunicato nulla di ufficiale, ma comunque sarebbe grave. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone. Ora – ha proseguito il primo cittadino -, il ministro Bonino dovrebbe venire qui a parlare con le istituzioni e poi essere presente alle operazioni. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni. E tra l’altro, qui – ha sottolineato – c’è un sindaco del Pd che non viene informato da un governo di centrosinistra”.
Rassicurazioni in tal senso arrivano dall’audizione di Uzumcu. Il diplomatico turco ha assicurato che “è stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo”. In base a quanto spiegato dai due ministri e dal direttore generale, i container con gli agenti chimici verranno trasbordati da nave a nave, senza che siano sbarcati. La Cape Ray, una volta completato il carico, farà rotta verso acque internazionali profonde, dove distruggerà le armi chimiche mediante idrolisi. In tutto il viaggio, dalla Siria all’ultima tappa in mare aperto, i container saranno scortati da navi militari internazionali. In dettaglio, il piano prevede che le autorità siriane siano responsabili dello stoccaggio e del trasporto delle armi chimiche da dodici siti in tutto il paese al porto di Latakia. Per agevolare le operazioni, la Russia ha inviato camion blindati, mentre gli Stati Uniti container speciali e localizzatori GPS. Mosca si occupà anche di garantire la sicurezza durante le operazioni a Latakia. Washington ha inviato equipaggiamento per il trasporto e la decontaminazione, mentre la Cina ha fornito dieci ambulanze e telecamere di sorveglianza. La Finlandia, infine, ha messo a disposizione in loco un team di risposta di emergenza, in caso d’incidente.
La Danimarca e la Norvegia hanno inviato le navi e scorta militare, mentre il nostro paese ha messo a disposizione la struttura portuale di Gioia Tauro per il trasbordo dei container. Scorta navale è fornita anche da Russia e Cina. Una volta giunti nel nostro paese, gli agenti chimici più pericolosi saranno caricati sulla Cape Ray, mentre quelli meno tossici andranno a bordo delle navi danese e norvegese per essere inviate a strutture commerciali. Distruggere tutte le armi chimiche, però, richiederà tempo. Per ammissione dello stesso Uzumcu, le operazioni di trasporto e stoccaggio procedono a rilento a seguito di problemi legati alla sicurezza. Il direttore generale dell’Opac ha spiegato che in alcune zone della Siria sono in essere combattimenti violenti e ciò rallenta il lavoro dei tecnici. Il diplomatico, però, si è detto fiducioso che l’arsenale potrà essere distrutto completamente entro il 30 giugno. Per il momento, si sta lavorando a eliminare gli agenti nervini più tossici, poi si procederà a quelli meni pericolosi.