Il governo italiano ha l’obbligo di tagliare 2 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi (SAD) entro il 2025, un impegno previsto dal Piano di ripresa e resilienza (Pnrr). La conseguenza, come ammette lo stesso esecutivo in una relazione inviata alla Commissione europea, è che si arriverà “inevitabilmente a un aumento dei prezzi delle fonti fossili”. In cima alla lista c’è il gasolio, la cui accisa è ancora più bassa rispetto a quella della benzina.


Il differenziale benzina-diesel nel mirino

  • SAD da ridurre: il governo punta a intervenire su 18 agevolazioni, ma il grosso del gettito deriverebbe dall’allineamento delle accise tra benzina e diesel, che vale circa 3,1 miliardi di euro.
  • Altre voci di spesa: sgravi per gasolio e Gpl in zone montane, detrazioni per auto aziendali, agevolazioni per l’autotrasporto.
  • Impatti sul portafoglio: l’aumento del prezzo del gasolio colpirebbe una platea vastissima di automobilisti e lavoratori dell’autotrasporto, rendendo la misura politicamente sensibile.

Un obbligo europeo

Dal 2023 il taglio dei SAD è stato inserito nel Pnrr, diventando un vincolo ufficiale con scadenze precise:

  • 2 miliardi di euro in meno entro il 2025,
  • +3 miliardi di euro entro il 2030.

Il problema è che i sussidi alle fonti fossili in Italia valgono circa 17 miliardi di euro (sui 24 miliardi totali di SAD conteggiati nel 2022). Il governo, per ora, si è limitato a fissare il principio dell’allineamento delle accise diesel-benzina nel documento di bilancio, ma non ha ancora deliberato alcun “centesimo in più”, come lo ha definito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.


La proposta di riforma e il dibattito politico

  • Consultazione e divisioni: da un lato, le associazioni ambientaliste spingono per l’eliminazione dei SAD; dall’altro, il mondo imprenditoriale teme i contraccolpi sui costi di produzione.
  • Ruolo del Parlamento: il governo ha demandato alle Camere l’esame di un “dlgs accise” che potrebbe concretizzare l’aumento sul gasolio. Il testo doveva essere discusso a inizio gennaio, ma il termine è slittato al 20.
  • Scadenza stringente: entro il 2025 l’Italia dovrà operare i tagli previsti, pena lo scontro con Bruxelles e un possibile ritardo nei fondi Pnrr.

Gli scenari possibili

  • Un rialzo graduale: il governo potrebbe decidere di aumentare le accise sul diesel a piccole tappe, cercando di contenere l’impatto sull’inflazione e sul costo finale dei prodotti trasportati su gomma.
  • Misure compensative: eventuali fondi o agevolazioni potrebbero essere varati per tutelare le categorie più vulnerabili (autotrasporto, professionisti e aziende).
  • Rischio stallo: senza un accordo tra istituzioni, associazioni e privati, la riforma potrebbe rallentare, ritardando però l’obiettivo Pnrr.