Un tempo c’erano la rottura del vetro e lo scassinamento della serratura, oggi i dispositivi hi-tech che riprogrammano la centralina e clonano i codici criptati con cui si autorizza l’apertura delle portiere. Il risultato e’ che se per rubare una macchina nel 1993 servivano 9 minuti, oggi bastano 14 secondi. A delineare l’evoluzione del ladro d’auto, sempre piu’ tecnologico, e’ il dossier annuale dell’azienda LoJack.
In base all’analisi, nel 2013 i furti d’auto sono rimasti stabili – circa 112mila nel Belpaese – mentre a calare costantemente e’ la percentuale di veicoli ritrovati, scesa al 41%. La situazione peggiore e’ al Centro-sud: nel Lazio si recupera solo il 27% e in Campania il 28%, contro il 77% dell’Emilia Romagna e il 75% del Veneto.
A cambiare con la geografia non sono solo i ritrovamenti, ma anche e soprattutto le tipologie e le finalita’ dei furti. Nelle regioni meridionali si usano metodi tradizionali e a rubare sono per lo piu’ criminali italiani, che spesso usano l’auto come mezzo per compiere altre attivita’ illecite, ad esempio le rapine. Al Centro sono molto attivi i criminali provenienti dall’Est Europa, membri di organizzazioni con sede in Ucraina e Romania che trasportano le vetture rubate sulle rotte dei traffici internazionali (Est Europa, Africa Settentrionale o Paesi Arabi).
Una fetta consistente del business viene gestita anche da organizzazioni criminali campane, che considerano Roma un bacino di vetture cui attingere per i mercati stranieri. L’uso di dispositivi hi-tech e’ piu’ diffuso al Nord, dove sono attivi sia connazionali che malviventi dell’Europa dell’Est e nord africani, ma inseriti in organizzazioni strutturate in cui ciascuno occupa un ruolo specifico: chi ruba, chi bonifica e chi trasporta il veicolo all’estero