Il 12 aprile del 2013 l’allora ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, annunciava che entro 30/40 giorni ci sarebbe stata la gara per l’assegnazione di un certo numero di frequenze televisive, che se ne sarebbe occupato in prima persona e che non avrebbe lasciato questo dossier al futuro governo. È passato quasi un anno da quel giorno e venerdì scorso, è stato firmato il bando di gara. Oggi il timore di essere alla vigilia di un totale fallimento è molto alto. Dalla gara ci si aspettavano ricavi importanti per le casse dello stato e l’arrivo di operatori internazionali di peso, da Time Warner ad Al Jazera. Al momento, nulla di tutto questo è avvenuto . La base d’asta è di 30 milioni a frequenza, cui bisogna aggiungere i costi per portare il segnale a più del 50% della popolazione in 5 anni. Rai, Mediaset e La7, non possono partecipare all’asta, Sky non sembra interessata (d’altronde non si capisce cosa potrebbe indurla a proporre un’offerta televisiva gratuita, in totale contrasto con i suoi interessi di tv a pagamento).
Le televisioni locali sono alle prese con una crisi verticale, che ha portato alla cassa integrazione per il 50% dei dipendenti. Il passaggio al digitale terrestre ha moltiplicato la capacità trasmissiva e il numero di canali disponibili. Chi aveva un canale analogico, oggi ne ha 4/5 digitali. Di contro non sono aumentate le risorse, la raccolta pubblicitaria stenta a ripartire. Ci sono più canali e meno risorse economiche per produrre i contenuti. Per molti operatori locali, che hanno subito un forte taglio dei sussidi governativi, l’unica strada percorribile è quella di affittare parte della propria capacità trasmissiva. Sommando più operatori locali si può arrivare a mettere insieme un canale nazionale con una forte penetrazione geografica. Allora perché partecipare all’asta delle frequenze? Con il digitale terrestre, l’offerta di canali nazionali gratuiti ha fatto un grande balzo in avanti. Oggi c’è un’offerta molto vasta e di qualità, proposta dalla Rai, da Mediaset, da La7, da Discovery e dalla stessa Sky. Inserirsi in questo mercato per un nuovo operatore non è un’impresa facile, ma pensare di farlo dovendo sobbarcarsi i costi previsti dalla gara per le frequenze, appare quasi impossibile.