Chiedevano il pizzo persino alle Agenzie di pompe funebri, 50 euro a morto. O, come dicevano ad altri commercianti, abbassa la serranda. Erano le estorsioni, infatti, il principale business dei 30 arrestati per associazione mafiosa a Foggia. Arrestati i vertici dei clan che facevano capo alla famiglie Moretti, Pellegrino, Lanza e Sinesi Francavilla da anni in lotta per il controllo delle attività illecite. Cantieri, negozi, sale scommesse: tutti dovevano pagare e i clan erano arrivati anche a progettare di truccare le corse dei cavalli e imporre alcuni ingaggi al Foggia calcio quando la squadra era in Lega pro. In particolare i clan avrebbero imposto al direttore sportivo Giuseppe Di Bari e al tecnico Roberto de Zerbi, ora mister del Sassuolo, due giocatori: Luca Pompilio e Antonio Bruno, quest’ultimo figlio di un boss. Un’infiltrazione pervasiva del tessuto politico economico e sociale, quella della Quarta Mafia di Italia, che aveva anche una cassa comune.