Il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e Finmeccanica hanno siglato una convenzione per la donazione da parte del Gruppo di tecnologie e servizi innovativi per il monitoraggio e la tutela del sito archeologico di Pompei. Attraverso le società Selex ES e Telespazio, Finmeccanica offre gratuitamente la propria esperienza tecnologica in aiuto ai soggetti preposti alla tutela e valorizzazione di uno dei siti archeologici più delicati e famosi del mondo. L’impegno di Finmeccanica rappresenta la volontà del Gruppo di dare voce e rilievo al recupero di beni culturali di grande interesse e sottolinea al tempo stesso la continuità con la sua attuale missione nell’alta tecnologia. La scelta di Pompei è nata da un lato dalla consapevolezza dell’urgenza delle sfide che il sito deve affrontare, dall’altro dalla volontà di restituire al territorio campano, dove il Gruppo Finmeccanica impiega oltre 6.000 dipendenti divisi nelle diverse società controllate, parte della ricerca tecnologica nella quale il Gruppo investe in maniera rilevante. L’accordo ha visto il coinvolgimento attivo, oltre che di Selex ES e Telespazio, di tutte le realtà istituzionali interessate (MiBACT, Grande Progetto Pompei, Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Direzione Generale per le Antichità) in un confronto aperto di idee nell’ambito di un processo di collaborazione produttivo.
Le proposte individuate sono frutto di un percorso di approfondimento iniziato nel dicembre del 2013. Un team multidisciplinare ha infatti individuato tre aree di priorità: rischi da dissesto idrogeologico, gestione dell’operatività del sito, diagnosi dei manufatti e delle strutture. Il ministro Dario Franceschini spiega l’importanza di “superare il dibattito ideologico sul rapporto tra il privato e il patrimonio culturale italiano. Non esiste alcuna alternativa, mettere risorse è un dovere dello Stato e i contributi privati possono diventare uno strumento integrativo, ci vuole pragmatismo”. Il responsabile del Mibact spiega che questa non è “una sponsorizzazione” e si appella alle imprese: “Se ci sono altri privati disponibili al salvataggio e al recupero del patrimonio italiano si facciano avanti, gli alibi sulla burocrazia non ci sono piu'”.