Otto latitanti arrestati nei mesi scorsi a Santo Domingo ed estradati in Italia sono rientrati ieri mattina all’alba nel nostro Paese con un volo che è atterrato a Fiumicino. L’operazione, coordinata dal Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip), si sarebbe dovuta concludere già a marzo ma a causa dello scoppio della pandemia di coronavirus è stata ritardata.
Gli otto latitanti – sette uomini e una donna con alle spalle diverse storie criminali – devono scontare reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle truffe agli anziani, dal traffico internazionale di droga alla bancarotta fraudolenta, con pene che oscillano dai circa 4 anni agli oltre 13 di reclusione. L’arresto degli 8 è avvenuto dopo mesi d’indagine congiunta tra la sezione italiana e quella di Santo Domingo dell’Interpol. C’è anche Salvatore Vittorio, 55 anni napoletano, tra i latitanti catturati dall’Interpol a Santo Domingo nell’operazione Open World, condotta dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip). Colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli, in carico al Reparto Anticrimine del Ros dell’Arma dei Carabinieri di Napoli, per reati gravissimi come l’associazione a delinquere di tipo mafioso e il riciclaggio, secondo gli investigatori Salvatore Vittorio è legato al clan camorristico ‘Contini’ ed era ricercato a livello internazionale.
Il clan, spiegano gli investigatori, “ha trasferito nel territorio della Repubblica Dominicana ingenti somme di denaro, di chiara provenienza illecita, che Salvatore Vittorio e suo fratello Raffaele, avevano il compito di riciclare in attività imprenditoriali locali”.
Il latitante è stato fermato a Santiago de Los Caballeros (a circa 150 km dalla capitale) mentre usciva dalla propria abitazione per portare i figli a scuola.
Tra i latitanti catturati a Santo Domingo
nell’operazione nell’operazione Open World, condotta dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip), c’è anche Luca Finocchiaro, 43enne di Latina, ricercato per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma, in carico alla Guardia di Finanza di Fiumicino. Finocchiaro è considerato a capo di un’organizzazione criminale dedita all’importazione in Italia di ingenti quantitativi di cocaina, grazie alla rete di relazioni con personale in servizio presso l’aeroporto di partenza dominicano e la disponibilità di corrieri italiani.
Nei suoi confronti vi era una red notice nelle banche dati Interpol che lo segnalava come ricercato a livello internazionale per reati connessi al traffico di stupefacenti. Nella Repubblica Dominicana gestiva il ristorante La pesca de Oro a Santo Domingo ed era fidanzatocon un donna del posto. (
Sempre nello stesso settore criminale si muoveva Luigi Capretto, 50 anni napoletano, arrestato su mandato di cattura in ambito nazionale e condannato dalla Procura di Arezzo ad oltre 8 anni di reclusione, anche lui per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti, con provvedimenti in carico ai Carabinieri di San Giovanni Valdarno. Viveva a Santo Domingo, perfettamente integrato
nella realtà locale.
In manette è finito anche Salvatore Galluccio, 52 anni partenopeo, ricercato in ambito nazionale, che deve scontare oltre 6 anni di reclusione per i reati di contraffazione, ricettazione, traffico di stupefacenti, condannato dal Tribunale di Napoli, con provvedimento incarico al Commissariato di Polizia Carlo Arena della Questura di Napoli. Il settimo latitante arrestato è Sergio Cerioni, 64 annimarchigiano, ricercato solo in ambito nazionale, che deve scontare circa 4 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti con provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Ancona. E’ stato rintracciato a Santo Domingo, dove si era sposato con una donna dominicana e gestiva un ristorante. Infine c’è Alessandro Levi, 63 anni originario di Brescia, condannato dal Tribunale di Brescia, con provvedimento in carico alla locale Squadra mobile, per il reato di bancarotta fraudolenta, deve scontare 6 anni di reclusione. Levi, anche lui riportato in manette in Italia, viveva Repubblica Dominicana, perfettamente integrato nella realtà locale, possedeva una jeep e una moto e, in base alle informazioni acquisite, era in procinto di aprire una
rivendita di liquori.