Quando ci troviamo di fronte alla complicata e lunga scelta di comprare o meno un’auto nuova o usata e se a benzina o diesel, spesso propendiamo per quest’ultima opzione al fine di ottenere un cospicuo risparmio sulla benzina. Una scelta che però comporta, a livello di legge, peculiarità e specifiche aggiuntive a cui prestare grande attenzione.
Ad esempio, da circa dieci anni, ogni automobile diesel in Italia deve avere per legge il fap, il filtro antiparticolato, ad esempio guarda l’originale Renault qui. Esso viene montato obbligatoriamente su qualsiasi vettura diesel per poter ridurre le emissioni inquinanti. Il filtro trattiene le polveri sottili dannose per l’ambiente e la salute delle persone.
Il suo fine principale viene incontro ad una delle maggiori esigenze chieste dal mercato negli ultimi anni, quello di ridurre il tasso di inquinamento. Tale filtro ha bisogno di continua manutenzione in quanto tende a tapparsi a causa delle particelle che accumula. Ultimo aspetto, ma non per importanza, il fattore d’incidenza sulle prestazioni della macchina: soprattutto quando arriva al suo limite di vita, influisce non poco su di esse.
Una delle principali attività del filtro è quello di bruciare le particelle assorbite e liberarle nell’aria. L’opera di sostituzione può comodamente essere svolta presso il proprio meccanico di fiducia. Rimuovere questo filtro ci porta incontro a pesanti sanzioni a livello legale e pecuniario: una multa da 422 a 1697 euro, il ritiro della carta di circolazione del veicolo e l’obbligo di riportare le emissioni del veicolo a quelle originarie, ripristinando quindi il Fap. Stesso discorso anche in caso di falso Fap.
Inoltre, il filtro, non può discostarsi per caratteristiche da quanto indicato nel libretto di circolazione. Allo stesso modo, è illegale modificare la centralina della vettura così da impedire il funzionamento del filtro stesso. Infine, se non scaduta, la garanzia della vettura in questo modo cadrebbe in automatico.
Il codice penale punisce pesantemente anche con la galera da due a sei anni e con multa da diecimila a centomila euro chi abusivamente provoca un deterioramento: delle acque, dell’aria o di parti significative del suolo o del sottosuolo. Intaccando direttamente l’ambiente, il reato perseguibile si rifà ai danni recati a livello di inquinamento. Spetterà all’organo specifico intercettare l’esatto livello di inquinamento recato dalla manomissione del filtro.
In ogni caso, anche in caso di semplice sporcizia, proprio per inquinare il meno possibile occorre pulirlo periodicamente, prima di giungere alla naturale sostituzione. Una sporcizia recata soprattutto da brevi e continui spostamenti. Questo perché, su lunghi tratti, il filtro tende a rigenerarsi ad alti giri di motore.