“Un nuovo capitolo della nostra storia”: così il presidente di Fiat John Elkann ha definito Fiat Chrysler Automobiles, il nuovo gruppo nato dall’integrazione tra le aziende di Torino e Detroit. E in effetti niente sarà più come prima: sede legale in Olanda, residenza fiscale a Londra (scelta non ancora definita; le aziende, comunque, continueranno a pagare le tasse nei Paesi in cui operano: “Ci si attende – si legge nella nota del gruppo – che Fca abbia la residenza ai fini fiscali nel Regno Unito, ma questa scelta non avrà effetti sull’imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le società del Gruppo nei vari Paesi in cui svolgeranno le loro attività”).
Elkann: una svolta storica
Il gruppo, inoltre, sarà quotato a Wall Street con un secondo listino a Milano: “Speriamo di arrivare alla quotazione a New York entro il primo ottobre, stiamo lavorando” ha spiegato durante una conference call Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e presidente e amministratore delegato di Chrysler Group. Nuovo anche il logo, su cui campeggia l’acronimo Fca (Fiat Chrysler Automobiles). “Il viaggio che è iniziato più di dieci anni fa con la ricerca di soluzioni che assicurassero a Fiat il proprio posto in un mercato sempre più complesso è culminato nell’unione di due organizzazioni, ognuna con una grande storia nel panorama automobilistico ma con caratteristiche e punti di forza geografici differenti e complementari. Fca ci permette di affrontare il futuro con rinnovata motivazione ed energia” ha commentato Elkann.
Marchionne: una delle giornate più importanti della mia carriera
“Oggi – ha affermato Marchionne- è una delle giornate più importanti della mia carriera in Fiat e Chrysler. Cinque anni fa abbiamo iniziato a coltivare un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma anche un grande sogno di integrazione culturale a tutti i livelli. Abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali. Ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza. L’adozione di una struttura di governance internazionale e le previste quotazioni, che miglioreranno l’accesso del Gruppo ai mercati globali con evidenti vantaggi finanziari, completeranno questo progetto”.
Nessun effetto sull’occupazione
Il gruppo assicura che da questa operazione non ci saranno ricadute occupazionali: “Le scelte societarie fatte oggi , in particolare quella sulla sede legale, nascono da necessità e opportunità derivanti dal fatto che, con l’unione di Fiat e di Chrysler, si viene a creare un grande gruppo automobilistico internazionale presente in tutto il mondo. L’attuale organizzazione in quattro region operative continuerà ad essere l’asse portante della nuova Società . Tutte le attività che confluiranno in Fca proseguiranno la propria missione, compresi naturalmente gli impianti produttivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali. All’inizio di maggio 2014 il Gruppo presenterà un piano strategico di lungo termine alla comunità finanziaria”.
Nel 2014 investimenti per 8 miliardi
Marchionne, che si definisce “abbastanza soddisfatto” dei risultati del 2013 (con un utile netto del gruppo salito a 1,95 miliardi di euro) annuncia infine che Fiat Chrysler Automobiles investirà 8 miliardi di euro nel 2014, mezzo milione in più rispetto al 2013, mentre sul suo successore afferma: “Una cosa è certa: il numero di sfide non calerà . A Detroit ho parlato di un mandato di tre anni, ho questo impegno. Sono circondato da una buona squadra e il mio successore verrà da questo gruppo. Non sarebbe corretto scegliere qualcuno dall’esterno”.
Letta: “Non importante la sede legale”
Il premier Enrico Letta, invece, commenta così da Bruxelles: “Oggi Fiat Chrysler è un attore globale e credo che la questione della sede legale sia assolutamente secondaria: contano i posti di lavoro, il numero di auto vendute, la competitività e la globalità”.
Ma tra i sindacati cominciano già i primi mal di pancia: “Preoccupa – afferma il leader della Cgil Susanna Camusso- che un gruppo come Fiat decida di andare a pagare le tasse in un altro Paese facendo un’operazione anche qui di impoverimento”.
Pomigliano non ha nulla da temere
”Pomigliano potra’ solo giovarsi delle scelte di Fiat Chrysler, visto che e’ stata la prima fabbrica a cogliere la sfida del Lingotto”. Afferma il segretario generale della Uilm in Campania, Giovanni Sgambati, aggiungendo che ”chi oggi dice che Fiat va via dall’Italia non ha capito che la piccola Fiat ha acquisito la Chrysler”. ”Non sara’ una sede legale a far diminuire la forza e la professionalita’ espressa nella storia centenaria di Fiat – ha affermato il sindacalista – c’e’ tanta ipocrisia da parte chi ha avversato in questi anni Marchionne ed Elkann. La realta’ e’ che Fiat e’ stata ai patti, sta continuando a fare investimenti in Italia, e mantiene l’occupazione in condizioni di mercato molto sfavorevoli. Chi oggi dice che Fiat va via dall’Italia, non ha capito bene che la piccola Fiat ha acquisito Chrysler, e la conferma di voler mantenere la sua capacita’ produttiva in Italia e’ la sua grande caratterizzazione di design e competizione su motoristica. Non si rendono conto che questa e’ una grande opportunita’ per le lavoratrici ed i lavoratori italiani. Non sara’ una sede legale – ha concluso Sgambati – a far diminuire la forza e la professionalita’ espressa nella sua storia centenaria della Fiat”