“L’anno prossimo Benevento Città Spettacolo dovrà cercarsi un nuovo direttore artistico, perché questa è la mia ultima edizione.” Così l’annuncio in conferenza stampa di Giulio Baffi, giornalista e critico teatrale, che lascia al sesto anno la direzione artistica del Festival. “Me ne vado soddisfatto. I numeri parlano chiaro: negli ultimi 5 anni abbiamo registrato circa 40.000 presenze per un incasso pari a oltre 181.000 euro, con una media di 136.000 euro annui. Questo vuol dire che il festival è piaciuto, è seguito e lascia segni della sua presenza. Città Spettacolo fa parte della mia storia da 35 anni e continuerò a seguirla anche se come spettatore, sempre consapevole della sua importanza. Benevento Città Spettacolo è una realtà che c’è e ci sarà e che mi ha dato l’opportunità di lavorare bene”. Nell’addio su la Repubblica, dunque, vengono evidenziati i successi e i risultati del Festival. Tuttavia Baffi non sottace anche le ragioni vere dell’abbandono che creano in tutti noi quella amarezza profonda che, ogni volta, ci fa riflettere ma che nessuno, a partire dalla politica, riesce a rimuovere e che impediscono all’intero Mezzogiorno di crescere culturalmente e di essere veramente considerato moderno e competitivo. Ecco infatti cosa scrive Baffi: “.. Impedito da barriere burocratiche che non sono riuscito a superare, ho sognato incontri che non ho potuto realizzare. Azzoppato dai tagli miopi ed ottusi della Regione Campania, ho “gareggiato” con sagre di paese e serate mangerecce. Il mio primo festival aveva un budget di 780.000 euro. Quest’anno spendo 250.000 euro, iva inclusa. Per realizzarlo ho costruito alleanze e stretto amicizie chiedendo senza offrire praticamente null’altro se non la bellezza di una città accogliente. Ferito da ritardi nei pagamenti da parte della Regione che costringono chi ha lavorato ad un’attesa troppo lunga. Il 2010 e il 2011 è pagato per ora solo al 60%; un vulnus che incide non poco sulle possibilità di crescita di un Festival. Non mi interessa lavorare al ribasso. Non penso che si possa costruire una dimensione nazionale, se non europea, come se si trattasse di una piccola manifestazione d’occasione, una kermesse di vecchi amici che si ritrovano ogni anno un po’ invecchiati ma ancora in gamba.”
Stiamo parlando di uno dei Festival più antichi d’Italia, ideato da Ugo Gregoretti, che ha potuto vantare direzioni artistiche di grande spessore culturale: “Prima di me – ricorda Baffi – e dopo Gregoretti, ci sono stati Renzo Giacchieri, Mariano Rigillo, Maurizio Costanzo, Ruggero Cappuccio ed Enzo Moscato. Ognuno di loro ha lasciato la propria impronta artistica. Penso di aver segnato anche io questo Festival, con le mie idee e le mie proposte. Costruendo un rapporto forte con le Istituzioni culturali e con i tanti giovani capaci di produrre idee e spettacoli.” Noi che condividiamo in pieno lo spirito e l’onestà delle dichiarazioni di Giulio Baffi, (mi scuso per averle spezzettate), auspichiamo fortemente una politica culturale non assistenzialistica bensì lungimirante ed attenta a programmi, con proposte avanzate e gestite nel rispetto dei soldi pubblici, e ci auguriamo che la Regione Campania, con il suo nuovo presidente di grande piglio Vincenzo De Luca e con il suo consulente all’organizzazione culturale Sebastiano Maffettone, scelgano di disegnare un percorso che tenga principalmente conto di alcuni direttrici principali che riguardano la salvaguardia di alcune istituzioni culturali meritevoli che operano sul territorio campano, la qualità dei progetti portati avanti da associazioni che generano effetti e risultati positivi e concreti nel sociale. Per non parlare delle rassegne, dei festival, delle manifestazioni musicali, teatrali e artistiche che incidono nella formazione di una coscienza critica dei cittadini e che riescono a sollecitare interessi, elevando la soglia dei bisogni culturali. Nella nostra regione, si organizzano encomiabili rassegne, incontri per la promozione della lettura in collaborazione con gli istituti scolastici, festival di corti teatrali che incentivano la scrittura di testi drammaturgici da parte di giovani autori, la formazione di giovani attori ed attrici, si organizzano match di teatro in cui si sfidano autori classici e contemporanei. Per non parlare di alcune realtà teatrali, sociali e culturali, che, in alcuni quartieri, non solo realizzano iniziative e spettacoli di elevato livello artistico ma hanno anche una funzione di presidio della legalità e di positivo catalizzatore del territorio. Assieme a tante altre manifestazioni che hanno una storia alle spalle, precise identità, e che provocano un forte seguito di attenzione di pubblico e di media. Esse sono rese possibili grazie alle associazioni, talvolta a singole persone, che le promuovono e grazie al qualificato lavoro di volontariato che c’è alle spalle. Alcune di queste, come il festival de La Corte della Formica, purtroppo quest’anno non avranno luogo, per le ragioni evidenziate. Gli incontri di lettura a Voce alta, evento gestito da due associazioni, risulta anch’esso in forse per la mancanza di opportune fonti di supporto finanziario. Ed è solo per fare qualche esempio ma ce ne sarebbero tanti da citare. Eppure a fronte di tante iniziative che ricevono impropriamente molti finanziamenti, queste rassegne possono realizzarsi con un budget a dir poco simbolico, che varia dai 10 ai 15mila mila euro, cifra che copre solo le spese vive di diffusione e di ospitalità. E i risultati sono sempre eccellenti.
Può ben costare allora 250 mila euro un Festival come Benevento Città Spettacolo che offre un ampio ventaglio di proposte: 20 spettacoli tra prosa, danza, musica, oltre che mostre, convegni e numerose iniziative collaterali? E magari riceverli dopo 4-5 anni? Possono gli operatori, le compagnie teatrali, gli allestitori, gli scenografi, i costumisti, i tecnici audio/video, i fotografi, i grafici, ecc., ricevere il compenso per l’attività prestata dopo 4-5 anni? Dopo aver anticipato le spese vive per lo spettacolo, il trasferimento, il vitto e alloggio..? E’ questo un modo dignitoso di lavorare solo a causa delle pastoie burocratiche pubbliche?
Possono i Festival realizzarsi basandosi esclusivamente sulla reputazione e sul prestigio della direzione artistica? In questo caso stiamo parlando di Giulio Baffi. A cui va l’onore delle armi ma non la pazienza infinita!
Questa la cornice entra la quale si svolgerà la celebrazione della XXXVI edizione di Benevento Città Spettacolo con il suo titolo emblematico “Miti, eroi e gente comune” che si svolgerà dal 4 al 13 settembre. E non perdete l’occasione di andare a Benevento, di ammirare le suggestioni della città e di godere del ricco programma del Festival.