Scrive il CORRIERE DELLA SERA: “Sulla fecondazione eterologa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, cambia strategia. (…). L’idea era quella di aprire un tavolo per cercare una via normativa che ‘sistemasse almeno alcuni punti lasciati in sospeso dalla sentenza della Consulta in attesa della legge del Parlamento’. Tra i problemi da risolvere: l’istituzione di un registro centrale delle donazioni dei gameti, la fissazione di un tetto massimo al numero di gravidanze generate da uno stesso donatore e il recepimento di una direttiva europea sulle autorizzazioni per i centri per la procreazione assistita. Ma al tavolo la Corte non ci sarà. ‘Che un presidente della Corte costituzionale possa sedersi a un tavolo insieme al governo e concordare insieme delle misure di attuazione è una ipotesi quantomeno irrituale’, si commenta nei corridoi di Palazzo della Consulta. (…) Le patate dal fuoco dovrà toglierle il governo. Lo stop non accontenta nessuno. Le Regioni sono nel caos. In attesa di un incontro con il governo annunciato ieri per settembre, sono incerte se seguire la Regione Toscana che da settembre includerà la fecondazione eterologa tra le prestazioni con il ticket. O scegliere la linea della cautela adottata ora anche dall’Emilia-Romagna: ieri l’assessore alla Salute, Carlo Lusenti, si è detto favorevole a uno ‘stop fino a indicazioni del governo’. ‘In caso di ritardi o mancate decisioni da parte del Parlamento’, però la Regione Lombardia valuterà ‘atti transitori’. Possibiliste anche Liguria, Umbria e Lazio. I centri di assistenza privata, del resto partiranno subito, come annuncia Andrea Borini, presidente della società italiana di Sterilità (…)”.
Sempre il CORRIERE intervista il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni: “(…) ‘Occorre evitare che si crei una situazione a macchie di leopardo nel fissare le condizioni d’accesso all’eterologa, va applicata veramente la sentenza della Consulta che cancella il divieto imposto dalla legge 40 ma indica anche l’eterologa come diritto uguale per tutti. Quindi a carico del servizio sanitario e non profit. In questo momento, invece, potrebbero partire i centri privati certo ma non i centri pubblici senza linee guida approvate a livello nazionale, senza un aggiornamento dei livelli di assistenza (Lea) che risalgono al 2001 e non prevedono nemmeno le altre tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) normate dalla legge 40 e mai vietate come invece è stato per l’eterologa’. (…) Ma quindi lei è critico con la fuga in avanti della Toscana? ‘Sì e no. La Regione di Rossi dà stimolo a fare prima. Ma fare prima non deve essere sinonimo di fare male. Per esempio, chi paga se una coppia laziale va a sottoporsi all’eterologa in Toscana? Non certo la Regione Lazio se non esistono paletti comuni fissati e linee guida nazionali per regolare accessi e gestione dei donatori’. (…) Va bene, ma ci sono aspetti etici, definiti da alcuni delicatissimi, che potrebbero allungare i tempi di molto. ‘Si possono sempre fissare paletti di tipo sanitario, lasciando i temi etici al dibattito parlamentare. Di questo parleremo con la ministra e con le altre Regioni tra fine agosto e inizio settembre. Ben consapevole che la sentenza della Consulta induce a far presto. Ma bisogna agire in correttezza e senza errori’”.